"Il Signore l'Iddio d'Abramo, l'Iddio d'Isacco e l'Iddio di Giacobbe. Or Egli non è un Dio di morti, ma di viventi; poiché per lui vivono tutti" (Luca 20:38)

Che cos'è la morte? Molti affermano che dopo la morte tutto finirà. Ma non è così! Dio non ci ha creati per morire ma vivere eternamente con Lui. La morte non è una condizione, ma una transizione, non è un luogo in cui dimorare, ma un passaggio; non una casa ma la sua soglia. La Scrittura ne parla come di una nascita: "i primogeniti dei morti", di una partenza: "dopo la mia dipartenza" afferma Pietro; come smontare una tenda: "Perché so che presto dovrò lasciare questa mia tenda"... Ognuna di queste metafore pone in evidenza il fatto che la morte non è che un evento momentaneo. Siamo assenti dal corpo per un momento, e presenti con il Signore nel momento successivo.

Una personalità indissolubile. In quel regno ci riconosceremo certamente l'uno con l'altro, e saremo più vicini di quanto lo fummo nei giorni felici del lontano passato, quando di cuore tenevamo amabili conversazioni, e collaboravamo nel ministerio. Abrahamo sarà ancora Abrahamo; Isacco, e Giacobbe saranno gli stessi e noi saremo a tavola con loro. Non fantasmi senza corpo, ma personalità viventi e gloriose. Mosè ed Elia erano riconosciuti come tali dai discepoli sbigottiti sul monte della Trasfigurazione. Che ricompensa sarebbe stata quella promessa da Gesù al ladrone sulla croce quando gli promise che sarebbe stato con Lui in paradiso, se una volta giunto là, non avesse potuto riconoscere il Signore?

Amore indissolubile. L'amore non verrà mai meno afferma l'apostolo. Ma come può esistere senza qualcuno d'amare? Perché Gesù avrebbe promesso "Molte dimore", se non avesse voluto intendere che ci sarebbero stati degli alloggi assolutamente reali? Egli sa che il cuore umano si attacca, anche alla luce della risurrezione, agli oggetti cari dell'affetto umano, altrimenti non avrebbe mai menzionato il nome di Pietro, né avrebbe inviato un messaggio ai Suoi discepoli, e non sarebbe venuto una seconda volta per Tommaso! E potrebbe forse ignorare quei desideri per noi assolutamente naturali, che Egli ha curato con tutto Sé stesso? Quanto sono profonde e amabili le Sue rassicurazioni: "Se no, ve l'avrei detto". Un famoso scrittore evangelico chiese che sulla sua lapide e su quella di sua moglie fossero iscritte queste parole: "Amavimus, Amamus, Amabimus", ossia "Amammo, amiamo, continueremo ad amare". E chi potrebbe sfidare la veridicità di queste parole?

Attività indissolubile. "I suoi servi Lo serviranno!". I compiti che quaggiù svolgiamo goffamente, con le nostre mani inesperte, diventeranno alla nostra portata, e ci consentiranno di dipanare le nostre matasse arruffate. Noi faremo ondeggiare vesti magnifiche, di una bellezza che neppure nei nostri sogni abbiamo mai potuto concepire.

Data: 30/05/2007 Visite: 2586