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Le meditazioni di eVangelo

Supplica (2 Re 20:1-11)


di aa.vv.
Trascritto da eVangelo

Ezechia aveva messo la propria fiducia in Dio. Fu lui che interruppe il triste susseguirsi di sovrani, che invariabilmente, facevano "ciò che è male agli occhi dell'Eterno". Di fronte all'invasione degli Assiri, Ezechia contrappose la sua fiducia in Dio, che venne premiata con la liberazione di Giuda. Ma ora c'è un'altra brutta notizia, che giunge al re ammalato: "tu sei un uomo morto", gli dichiara il profeta Isaia da parte di Dio. Ma ancora una volta il re si appella all'Eterno. La descrizione del dolore di Ezechia è molto vivida e dipinge con toni accesi l'espressione del suo cuore.

Questa reazione da parte del re al messaggio del profeta, ci mostra la giusta attitudine verso Dio, anche nelle circostanze più difficili. Infatti, il re non si lamenta, non taccia d'ingiustizia Dio, non fa uccidere Isaia per la brutta notizia di cui era latore. Ezechia invece, innalza una supplica al Signore, si riconosce un "uomo morto" e bisognoso unicamente della grazia divina e della misericordia dell'Eterno.

Oggi le persone stentano a riconoscersi "morte" spiritualmente. I commenti sono unanimi: "stiamo bene, abbiamo una buona posizione sociale, un buon salario ed una famiglia felice". Ammettendo che esista una condizione del genere, Ezechia, nel brano parallelo di Isaia che riguarda questo avvenimento, afferma che per la sua pace egli aveva avuto amarezza, ma per l'amore di Dio era stato liberato dalla fossa, perché il Signore aveva gettato alle proprie spalle tutti i suoi peccati.

Non pensiamo che sia umiliante supplicare Dio, poiché è qualcosa che anche noi credenti dobbiamo continuare a fare. Forse nel tuo cuore hai qualche richiesta particolare, che vorresti presentare a Dio. Questo è il momento per innalzare a Lui una supplica. "Ho udito la tua preghiera, ho veduto le tue lacrime; ecco, io ti guarisco", questa sarà la risposta del Signore alla vera fede.


Data: 21/04/2005
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