Nel brano appena letto, notiamo che il regno d'Israele sguazzava nel peccato e nell'idolatria.

Joachaz, sovrano d'Israele, durante la sua reggenza, seguendo sulla scia di Roboamo, acconsentiva ad ogni trasgressione morale facendo ciò che è male agli occhi del Signore.

Questo atteggiamento suscitò l'ira di Dio che si accese contro Israele. Il Signore permise ai Siri, guidati da Hazael e Ben-Hadad, di attaccare e minacciare il regno di Joachaz.

Ma Joachaz pregò il Signore, e l'Eterno lo esaudì mandando un liberatore che condusse il popolo in libertà come nel passato. Leggendo il versetto 6 del nostro testo, notiamo però che Israele continuò a peccare, pur avendo sperimentato la potenza con la quale Dio aveva operato.

Quante volte anche noi, trovandoci in difficoltà, preghiamo il Signore ma dopo essere stati liberati, dimentichiamo tutto ciò che abbiamo ricevuto.

Alle volte ci sentiamo soddisfatti della nostra esperienza con il Signore, della nostra fedeltà alla Sua Parola, ma al primo ostacolo ci areniamo sui bassi fondali dell'incredulità.

In queste condizioni gridiamo al Signore, ed Egli prontamente ci libera, ma ecco che ricadiamo in crisi alla prima occasione. Queste frasi altalenanti dureranno fino a quando non faremo una precisa scelta per il Signore, ponendo interamente la nostra fede in Lui: "chi dubita è simile ad un'onda di mare agitata dal vento e spinta qua e là. Non pensi quel tale di ricevere nulla dal Signore" (1).

Che il Signore ci aiuti a vivere sempre più vicini a Lui.

1) Giacomo 1:7

Data: 08/03/2005 Visite: 2630