"Poiché nessuno di noi vive per se stesso, e nessuno muore per se stesso; perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore; sia dunque che viviamo o che moriamo, noi siamo del Signore" (Romani 14:7,8) La chiave di questo meraviglioso capitolo, così pieno di sano giudizio e di senso comune santificato, è il continuo riferimento che l'apostolo fa al Signore, al punto che ricorre una decina di volte in quattordici versetti. II fatto che Gesù sia il Signore dei vivi e dei morti, rappresenta la soluzione della difficoltà di fronte alle quali è posto ogni credente, in considerazione del fatto che è destinato a lasciare incompleto il proprio lavoro. Ognuno di noi si ponga davanti al trono del giudizio di Cristo o almeno davanti al riflesso di quel tribunale che si rispecchia in una coscienza tranquilla e onesta. Soltanto allora avremo un'infallibile guida per la nostra condotta. La questione agitata nella chiesa di Roma riguardava l'osservanza del settimo o del primo giorno della settimana che seguiva il Shabath ebraico. Si discuteva quale principio bisognasse seguire sull'uso del cibo: quello dei Leviti o il senso comune. L'apostolo insiste nell'affermare che non si tratta di punti che riguardano la nostra salvezza personale o il fatto di essere accettati da Dio. Secondo la sua opinione sono questioni che ogni credente deve stabilire e decidere individualmente per sé stesso. Ci sono certe parti chiare come il sole o scure come la notte, sulle quali non ci possono essere controversie, ma ce ne sono altre che si devono risolvere applicando l'uno o l'altro di questi princìpi generali, pur in mezzo alla più completa confusione. Che cosa vorrebbe che facessi il mio Signore e Maestro? Io sono Suo servo, ed Egli mi farà conoscere la Sua volontà attraverso la guida dello Spirito Santo nel mio cuore. Se agisco o mi astengo dal fare una determinata cosa, dev'essere fatto tutto per Lui e nella mia libertà o nei problemi che mi affliggono devo renderGli grazie. Qual è il meglio per gli altri? Esercito un'influenza su alcuni; forse guardano a me per essere guidati più di quanto possa pensare. Devo stare attento a non mettere una pietra d'inciampo sul sentiero di un altro. Sebbene certe cose le ritenga innocue, se sono in grado di danneggiare, direttamente o indirettamente, qualcuno per cui Cristo è morto, sarà meglio che io mi astenga da esse. Qual è il meglio per me? Chiedo a Dio di non indurmi in tentazione, ma non debbo io stesso evitare di indurmi a peccare? Devo deporre tutti i pesi e ogni peccato, al fine di seguire Cristo mentre Egli mi precede lungo la via che conduce alla vttoria finale.
Data: 02/10/2007 Visite: 4281 | |
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