"Dove me ne andrò lungi dal tuo spirito? E dove fuggirò dal tuo cospetto? Se prendo le ali dell'alba e vo a dimorare all'estremità del mare, anche quivi mi condurrà la tua mano, e la tua destra mi afferrerà" (Salmo 139:7, 9, 10) E' indubbiamente un'esperienza benedetta quando l'anima vive consapevole della presenza costante di Dio. Quando viviamo, ci muoviamo e l'intero nostro essere dimora in Lui (cfr. Atti 17:28). È stupendo quando prendiamo le ali del mattino e accompagnamo il sole nel suo tragitto verso il mare occidentale, ma anche quando scendiamo nella valle dell'ombra della morte, possiamo realizzare la benedetta presenza di Dio. Leggiamo nuovamente questo Salmo, ricordando che il nostro Signore disse: "Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente" (Matteo 28:20). La consuetudine di sperimentare la presenza di Dio diventa particolarmente preziosa quando ci esercitiamo ad attingere le inesauribili risorse divine. Possiamo richiamare due meravigliose illustrazioni: una fornita dal servo fedele di Abrahamo, e l'altra da Nehemia. Nel primo caso, Eliezer elevò il cuore a Dio per essere guidato nei suoi passi e per scegliere una moglie per il figlio del suo signore; mentre l'altra ci racconta che di fronte alla domanda del re riguardo ai motivi della tristezza del profeta, Nehemia elevò un grido a Dio per dare al re la risposta più adatta, ed egli la ottenne. Anche noi, in qualsiasi momento d'incertezza e di perplessità, quando il tentatore si avvicina, richiediamo istantaneamente lo stesso aiuto misericordioso da parte dell'Iddio onnisciente ed onnipresente.
Data: 02/09/2007 Visite: 3884 | |
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