«Nessuno di voi sia
profano come Esaù, che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura».
Così ammonisce lo
scrittore della lettera agli Ebrei (cap. 12:16), facendo un evidente
riferimento al passo biblico di oggi.
In poche battute la
Parola di Dio mostra l'entrata sulla scena del mondo di due personaggi
importanti nella storia biblica ed una fondamentale sostituzione di persona
che avviene tra loro. La benedizione legata al diritto di primogenitura
(consistente tra l'altro in una parte doppia dell'eredità e nella facoltà di
fungere da sacerdote della famiglia in assenza del padre) che passa in un
istante ed in una circostanza quasi inspiegabile da Esaù a Giacobbe.
È possibile avanzare
non poche critiche sul mezzo utilizzato da Giacobbe per fare proprio il
privilegio che aveva suo fratello, ma il fatto rimane che egli, per la stima
ché nutriva verso le benedizioni divine riuscì ad ottenerlo. D'altra parte Dio
stesso mostrò di gradire il sentimento che animava Giacobbe quando disse per
mezzo del profeta Malachia: «Ho amato Giacobbe ed ho odiato Esaù» (Malachia
1:3)
Sì, l'amore di Dio
manifestato a tutti gli uomini, è rivolto in particolare verso quanti
dimostrano di far tesoro di quei diritti e privilegi che quello stesso amore
rende acquisibili. Se potessimo comprendere quanti e quali siano questi
privilegi nel tempo e nell'eternità non saremmo mai disposti a barattarli con
delle cose inutili e momentanee.
L'apostolo
Paolo scriveva ai credenti di Efeso: «Io ... non resto mai dal rendere grazie
per voi, facendo di voi menzione nelle mie orazioni, affinché l'Iddio del
Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della Gloria, vi dia uno spirito di
sapienza e di rivelazione per la piena conoscenza di Lui, ed illumini gli occhi
del vostro cuore, affinché sappiate a quale speranza Egli v'abbia chiamati,
qual sia la ricchezza della gloria della sua eredità nei santi e qual sia verso
noi che crediamo 1°immensità della sua potenza» (1).
(1)
Efesi 1:16-19
Data: 29/03/2000 Visite: 9400 | |
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