"Esèrcitati invece alla pietà; perché l'esercizio corporale è utile a poca cosa, mentre la pietà è utile ad ogni cosa, avendo la promessa della vita presente e di quella a venire" (I Timoteo 4:7, 8) La relazione tra il corpo e i precetti della religione ha sempre attirato l'attenzione degli uomini religiosi più attenti. L'opinione umana ha oscillato tra due estremi. Da una parte, alcuni hanno considerato il corpo come la sede del peccato, decidendo di degradarlo e di avvilirlo con ogni umiliazione e tortura. Questa concezione ha influenzato le persone dedite alla devozione di matrice orientale, ma anche il monachesimo occidentale. Eppure il peccato deve essere combattuto nel cuore e nell'anima, ossia da dove nasce e ove si sprigiona. È troppo semplice macerarsi il corpo, quando l'orgoglio dell'automortificazione viene lasciato libero di sfogarsi. Se ci occupiamo dei cattivi pensieri e dei suggerimenti malvagi, non avremo così tanti problemi con il corpo, che è soltanto il quadrante che ci mostra la realtà interiore. L'altro estremo era rappresentato nella religione greca. I templi di cui ora restano le rovine: le superbe opere d'arte che sono sopravvissute malgrado i secoli; la sua poesia e letteratura, sostengono e illustrano la suprema devozione della cultura greca nei confronti della bellezza. La posizione cristiana si differenzia da entrambe. Per noi, il corpo è il tempio, Io strumento, l'arma dell'anima. Lo Spirito Santo risveglia il nostro corpo mortale fissandovi la sua dimora. Sui volti e nella vita dei credenti possiamo rilevare i risultati progressivi di una potenza e di una bellezza interiori propri di una religione pura e immacolata. È una cosa buona prendersi cura del proprio corpo, ma solamente perché è una macchina meravigliosa e complessa che ci è utile. In noi ci sono doni, che non dobbiamo trascurare, o sarà duro per noi renderne conto al nostro Maestro, che ce li ha affidati affinché ne avessimo cura. Probabilmente le prove e le tentazioni della vita sono concepite per darci quella preparazione interiore che permetterà ai nostri muscoli spirituali di essere attivati. In ognuno di noi c'è molta forza inutilizzata; molte capacità spirituali e morali, che non avremmo mai usato, se non fosse per la lotta che siamo costretti a sostenere contro le potestà e i principati, contro le difficoltà e il dolore. L'apostolo ci esorta a badare a noi stessi, a vivere nell'atmosfera elevata e a svolgere quel ministerio che ci porta a rinunciare a noi stessi.
Data: 19/07/2007 Visite: 2284 | |
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