"Il re Salomone diede alla regina di Sceba tutto quel che essa bramò e chiese, oltre a quello ch éi le donò con la sua munificenza sovrana" (I Re 10:13) Non mediteremo senza profitto su questa porzione della Scrittura se impareremo ad accostarci a Cristo, tipificato in questo brano dal re Salomone, per ricevere da Lui benedizioni ben maggiori di quelle ottenute dalla regina di Sceba, come Egli del resto è maggiore di Salomone. Sotto alcuni aspetti assomigliamo alla regina di Sceba. La posizione che si trovava ad occupare non era certo facile; senz'altro doveva affrontare questioni assai complesse. Ella venne a sapere che c'era chi poteva darle l'aiuto di cui aveva bisogno. E non giunse a mani vuote; venne non soltanto per ricevere, ma anche per dare. Arrivata a destinazione, le fu accordata l'udienza che desiderava con ansia. Non soltanto scaricò i cammelli, ma sgravò soprattutto il suo cuore, e scoprì che i suoi interrogativi per lui non presentavano alcuna difficoltà. "Salomone rispose a tutte le questioni propostegli da lei, e non ci fu cosa che fosse oscura per il re, e ch'ei non sapesse spiegare". Egli si dimostrò assai benevolo al punto che, senza riserve, "gli disse tutto quello che aveva in cuore". Riconosciamo la maestà del Re di gloria? A quelli che lo fanno, le esclamazioni entusiaste della regina di Sceba provvedono sicuramente delle espressioni adatte: `Beata la tua gente, beati questi tuoi servi che stanno del continuo dinanzi a te, ed ascoltano la tua sapienza". Se Cristo è per noi una realtà vivente e luminosa nessun genere di servizio risulterà fastidioso. Come Suoi testimoni possiamo tornare a casa più che soddisfatti, anche se privati di amici e tesori terreni. Ma il re Salomone dovette congedare la regina di Sceba; non poté andare con lei. Il nostro Salomone viene con noi, anzi dimora in noi. Abbiamo la Sua parola: "Io non ti lascerò".
Data: 19/04/2007 Visite: 2635 | |
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