"Dimorate in me, e io dimorerò in voi" (Giovanni 15:4) Questa particolare espressione è assai importante. Il Salvatore voleva farci afferrare l'idea di un dimorare reciproco. Il concetto espresso è quello di unione e identificazione, come quando si mescolano in un bicchiere il vino e l'acqua. Come possiamo dimorare in Cristo per assicurarci le benedizioni connesse con questo stato? Consideriamo cosa produce il cibo nel corpo. Non suscita la vita, ma è essenziale per la crescita e sviluppo del giovane, e per sostenere la salute e il vigore nell'adulto. L'intero corpo è trasformato dal cibo; così, da un certo punto di vista, si può dire che dimoriamo in quello che era il nostro cibo. D'altra parte possiamo dire che il nostro cibo dimora in noi. Ecco una bella illustrazione di un dimorare reciproco. Cibandoci di Cristo, dimoriamo in Lui ed Egli dimora in noi: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, e io in lui". Mangiare non è dimorare! Ma chi si ciba di Cristo, dimora in Lui. Molti falliscono in questo perché abitualmente sono digiuni della presenza di Cristo. Tuttavia qualcuno potrebbe affermare: "Ho sempre usato i mezzi della grazia, ma non ho dimorato perché non ho portato molto frutto". Questa è un'esperienza comune. Un amico può far scivolare una pepita d'oro nella tasca di un pover'uomo, ma, a meno che non la trovi, questi può passare davanti al negozio del fornaio e continuare a desiderare un po' di pane. Ma se scopre il tesoro, tutto cambia. Così, quando viene riconosciuta la realtà del dimorare, il risultato immediato è la gioia. La fede deve prima afferrare la realtà del fatto in tutta la sua concretezza.
Data: 31/03/2007 Visite: 2715 | |
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