"Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; cotesti tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano" (Giovanni 15:6) Questo insegnamento del Signore non si riferisce soltanto alla perdita dell'anima, ma anche alla perdita della vita come opportunità per portare frutto. Vediamo che non soltanto il Padre getta via il tralcio che non porta frutto e lo lascia seccare, ma che gli uomini lo raccolgono e lo gettano nel fuoco. Quanto spesso si verifica questo! Oh, quanto è bruciante la ferita prodotta dal peccato e come sono rovinate le vite di molti che, forse, vengono ristabiliti soltanto con un ravvedimento in punto di morte, salvati come "attraverso il fuoco"! Il mondo è un despota spietato; e il peccato, anche se perdonato, lascia conseguenze durature. Il peccato di Davide fu rimesso, ma il profeta che annunciò il perdono fu incaricato di dire che la spada non si sarebbe mai allontanata dalla sua casa. Ogni peccato commesso è un seme piantato, e rimangono delle inevitabili conseguenze. Questa verità ha bisogno di essere enfatizzata ai nostri giorni, anche tra i figlioli di Dio. La gravità del peccato e le terribili conseguenze che ne derivano sono poco comprese e insegnate. Poiché Dio promette che i peccati rimessi non saranno più ricordati, molti dimenticano che "Dio farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò ch'è occulto, sia bene, sia male". La forza di questo passo non è tramontata con la nuova dispensazione; perché il Signore stesso conferma che "non v'è niente di coperto che non abbia ad essere scoperto, né di occulto che non abbia ad esser conosciuto".
Data: 25/03/2007 Visite: 2553 | |
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