"Trema, o terra, alla presenza del Signore, alla presenza dell'Iddio di Giacobbe, che mutò la roccia in istagno, il macigno in sorgente d'acqua" (Salmo 114:7, 8) Abbiamo già detto che in questo Salmo non viene menzionato il deserto. Tuttavia, ad incoraggiamento dei timidi e degli stanchi, vi troviamo delle allusioni, specialmente nell'ultimo versetto. Fu infatti nel deserto che la roccia divenne uno stagno e il macigno venne mutato in sorgente d'acqua. Va sottolineato anche il titolo con cui viene indicato il nostro Dio: Signore e Iddio di Giacobbe. Consapevoli, forse, di non avere la fede di Abrahamo e neppure quella di Caleb e Giosuè, vediamo Dio avvicinarsi a noi come il Signore e l'Iddio del povero e debole Giacobbe. E se a volte ci assale il dubbio di non essere ancora nel paese ma nel terribile deserto, veniamo rassicurati pensando a Colui che promise di essere con Giacobbe in tutti i suoi viaggi. Allora furono pronunciate le parole: "Ecco, io son teco, e ti guarderò dovunque tu andrai, e ti ricondurrò in questo paese; poiché io non ti abbandonerò prima d'aver fatto quello che t'ho detto". Nell'opera che Dio ci ha affidato, dobbiamo attraversare i nostri mari e fiumi, dobbiamo superare monti e colli. Guardando alle nostre forze potremmo definire questo compito disperato. Ma se ognuno realizza di essere un tempio dell'Iddio vivente e uno strumento nelle mani dell'Onnipotente, non c'è spazio per lo scoraggiamento. Dinanzi a Lui, la dura e arida roccia sarà mutata in stagno, il macigno in una sorgente d'acqua.
Data: 21/03/2007 Visite: 2216 | |
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