"Quando Israele uscì dall'Egitto, e la casa di Giacobbe di fra un popolo dal linguaggio strano, Giuda divenne il santuario dell'Eterno; Israele, suo dominio" (Salmo 114:1, 2) Quando Israele uscì dall'Egitto...". Ma perché vi erano entrati? Sarebbe facile rispondere che li aveva costretti la carestia. Ma questo susciterebbe una domanda ulteriore: Perché Dio aveva permesso la carestia? Dobbiamo guardare più in profondità. Giacobbe aveva fallito nella terra promessa. Una delle sue ultime frasi lo dimostra ampiamente: "Tutto questo cade addosso a me!". Povero Giacobbe! Ma sarà nella terra d'Egitto e non in Canaan che dirà: "L'Iddio, nel cui cospetto camminarono i miei padri Abrahamo e Isacco, l'Iddio ch'è stato il mio pastore dacché esisto fino a questo giorno, l'angelo che mi ha liberato da ogni male, benedica questi fanciulli!". Se un popolo come Israele non fosse stato condotto in Egitto e tenuto separato, si sarebbe mischiato con i Cananei e avrebbe perso il privilegio di essere santuario e dominio particolare del grande "IO SONO". Tenuto lì fin quando i tempi non furono maturi, fu altrettanto necessario farlo uscire; poiché non è scritto: "Mentre Israele era in Egitto", ma "quando Israele uscì dall'Egitto... Giuda divenne il santuario dell'Eterno; Israele, suo dominio". La loro uscita dall'Egitto fu quindi necessaria. La potenza d'Egitto si dimostrò incapace di trattenerli; il popolo si dispose all'ubbidienza nel giorno in cui la potenza di Dio venne manifestata; e sotto la guida di Giosuè fu compiuto ciò che Mosè aveva iniziato: il popolo eletto entrò in possesso della Terra Promessa. "Giuda divenne il santuario dell'Eterno; Israele, suo dominio".
Data: 16/03/2007 Visite: 2087 | |
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