In
questo paragrafo troviamo qualcosa di meraviglioso, coloro che non conoscono il
Signore, devono riconoscere che il cristiano ha un posto privilegiato. Abimelec
disse: «Iddio è teco in tutto quel che fai». Non è soltanto il Signore che ce
lo dice, ma il mondo stesso riconosce che il Signore aiuta quelli che confidano
in Lui. È buono essere amici di coloro che sono amici di Dio, ed è questo il
nostro desiderio di parlare ad altri di Gesù, affinché come noi siamo in comunione
con il Padre, così pure gli altri siano in comunione con Lui. Abimelec voleva
ottenere un'amicizia durevole e che questa potesse continuare con i suoi
figlioli e nipoti.
Notiamo
che Abrahamo fu pronto a fare l'alleanza con Abimelec perché trovò in lui
l'uomo d'onore e di coscienza e che soprattutto aveva il timore dell'Eterno
davanti agli occhi suoi.
Le
sette agnelle che Abrahamo prese ci parlano di uno spirito di grazia verso
coloro che ci sono stati ostili. La presenza di Dio con Abrahamo e la grazia
dimostrata da lui risultano nel nome del pozzo scavato dai suoi servi.
Probabilmente «Beer-Sceba» (pozzo del giuramento) aspetta il tempo quando
sarà notato da tutti che Dio è con il Suo popolo, ma nel frattempo dovremo
porre un nostro nome a tutto quello che ci fa gioire in questo deserto
spirituale. Abrahamo avrebbe potuto dare battaglia ad Abimelec ed ottenere
vittoria, ma il modo col quale noi esaltiamo Cristo e rifiutiamo di dare luogo
alle nostre reazioni proverà agli altri che Dio è con noi.
È meraviglioso l'ultimo verso del capitolo dove dice: «E
Abrahamo dimorò come forestiero ...» è quindi appropriato chiamarlo: «Il pellegrino
di Dio». Da quando uscì da Ur de' Caldei non troviamo mai un verso nella Bibbia
dove costruì una casa. Tante volte però possiamo leggere: «Egli piantò le sue
tende». Il cristiano ha per terra la patria celeste e possano le parole del
cantico «Son straniero in questa terra sta la patria mia nel ciel ...» essere
veramente vissute da ciascuno di noi nella propria vita quotidiana.
C.L.R.
18 Marzo
Lettura biblica: Giovanni
11:1- 16
«Se alcuno cammina di giorno non s'inciampa ... ma se
cammina di notte s'inciampa».
Il Signor Gesù era stato chiamato da Marta e Maria,
perché il loro
fratello Lazzaro era malato e nella circostanza aveva detto: «Questa malattia
non è a morte ma per la gloria di Dio» (v. 4) i discepoli quindi, avrebbero
dovuta avere una buona dose di sensibilità spirituale per comprendere che Gesù
conosceva tutte le cose in anticipo, e quindi anche quello che sarebbe
accaduto a Betania; Gesù era venuto perché la Gloria di Dio «fosse manifestata
appieno». Cristo pur avendo un corpo umano era Dio, e si lasciava guidare dal
Padre; amava Lazzaro. È forse facile intuire la ragione dell'impedimento che
formulavano i discepoli: volevano essere, con le loro precauzioni più
vigilanti del Maestro? o forse perché paurosi, come Tommaso volevano evitare
«il peggio?» Gesù rispose: «Non vi sono dodici ore al giorno? se uno cammina di
giorno non s'inciampa .... ma se cammina di notte s'inciampa, perché la luce
non è in lui». Qui Gesù rivela che Egli è la Luce e sapeva quello che faceva e
che era venuto per operare, mentre «era in tempo».
In questo episodio c'è, senza dubbio, tanto
ammaestramento per noi e per i cristiani di tutti i tempi. L'opera di Dio
continua in ogni circostanza. La gloria di Dio si deve manifestare in ogni
tempo, anche usando te come strumento, ma occorre una consacrazione continua
della nostra vita a Dio, affinché guidati dallo Spirito Santo possiamo fugare
ogni timore o incertezza propria della natura umana. Il Signore il quale disse:
«lo sono la luce», disse anche: «Voi siete la luce» certo, luce riflessa.
Paolo, scrivendo ai Tessalocinesi dice: «Ma noi che siamo del giorno, siamo
sobri, avendo rivestita la corazza della fede e dell'amore e preso l'elmo della
speranza e della salvezza ...consolatevi ed edificatevi gli uni agli altri».
Abbiamo sopratutto l'assicurazione delle parole di Gesù: «un capello del vostro
capo non cadrà senza volere del Padre mio». Matteo 10:30. Operiamo dunque con
Cristo con fedeltà costanza ed amore «mentre è giorno».
1) Matteo 10:30
Data: 17/03/2000 Visite: 5075 | |
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