"E tutto fo a motivo dell'Evangelo, affin d'esserne partecipe anch'io" (I Corinzi 9:23) Quando Dio chiamò l'apostolo Paolo ad intraprendere il primo viaggio missionario, scelse come suo compagno Barnaba, "figlio di consolazione". Non sappiamo quando ottenne questa designazione; ma nel quarto capitolo degli Atti viene registrato un particolare importante a suo riguardo. Scopriamo che era un uomo ricco, e che si fece povero per aiutare e consolare i suoi fratelli bisognosi e afflitti. Non fu forse così che divenne un figlio di consolazione? Quanto fosse diventato povero possiamo dedurlo dal fatto che, per sostenersi, lavorava come Paolo, con le sue mani. Furono questi uomini che Dio onorò col primo posto nella lunga lista dei missionari di Cristo; furono questi uomini ad essere usati per far nascere tante chiese; furono questi uomini che nessun pericolo intimidì, che la religiosità giudaica e la superstizione dei gentili tentò invano di mettere a tacere. Notiamo che operarono allo stesso modo del loro Signore e Maestro. Egli, venendo tra gli uomini si era fatto uomo, ed essendo mandato ai Giudei era diventato giudeo. Paolo, d'altra parte, essendo giudeo, dovette lavorare specialmente tra i Gentili; visse tra loro secondo i costumi giudaici? Oppure, per quanto era lecito, si fece simile ai beneficiari del suo ministerio? L'apostolo stesso risponde a questa domanda in I Corinzi 9: "Pur essendo libero da tutti, mi son fatto servo a tutti, per guadagnarne il maggior numero... mi faccio ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni. E tutto fo a motivo dell'Evangelo...".
Data: 14/03/2007 Visite: 2692 | |
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