La sesta tromba dà il segnale d'un flagello, più grave del precedente, che si abbatte su di un'umanità più che mai peccatrice. Ma il mondo idolatra e corrotto non si ravvede. Questi castighi che giungono nelle forme e nei tempi stabiliti da Dio, sono destinati a scuotere le coscienze, per ricondurre gli uomini al Dio Santo e potente e trarre a ravvedimento i peccatori. Gli uomini si ostinano nella loro resistenza all'Iddio vivente, che invita a ritornare a Lui. Essi rimangono tenacemente attaccati alle loro opere peccaminose , ai loro idoli vacillanti, al loro "destino" alla "fatalità", ai simboli del loro successo economico, e a tutto ciò di cui vanno fieri, lasciando cadere nel vuoto ogni appello di Dio. La descrizione dei guai che seguono la quinta e la sesta tromba, rappresenta, per noi, un solenne avvertimento. Stiamo dunque in guardia ed applichiamo il nostro zelo per ravvederci da tutto ciò che caratterizzerà i tempi della fine e che fin d'ora contraddistingue la nostra epoca; spiritismo sotto tutte le forme (che altro nome se non adorazione dei demoni), idolatria (cosa non si sacrifica oggi al dio "danaro"?), immoralità (che ne è oggi della vita umana, dell'onesta, della purezza morale?). Prendere sul serio questo avvertimento è più importante che cercare di spiegare dettagliatamente la doppia visione contenuta in questo capitolo. La cosa più inquietante in questi versetti non è l'insieme degli avvenimenti devastanti, non sono neppure le sofferenze e la morte che ne conseguono. Ma bensì il fatto che davanti a questa ecatombe, l'uomo non riesca a svincolarsi dalla schiavitù del peccato. La grazia del ravvedimento si realizza con estrema difficoltà in tempo di giudizi; questa riflessione dovrebbe perciò indurci, oggi stesso, a mettere in ordine la nostra vita con Dio.
Data: 18/11/2005 Visite: 2903 | |
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