Dinanzi alla descrizione accurata delle locuste, noi lettori del ventesimo secolo, siamo immediatamente tentati di vedere in esse dei moderni aerei da combattimento, che spargono sulla terra morte e distruzione. Questo è il rischio costante che si corre quando si medita l'Apocalisse, ma in realtà il vero centro di questo brano è rappresentato dal versetto sei. Quanto è contraddittoria la condotta dell'uomo! Dinanzi alla predicazione dell'Evangelo sceglie la propria via, poi, quando raccoglie i frutti velenosi del proprio traviamento, invoca la morte. Dov'è finita tutta la baldanza, l'ottimismo, l'arroganza di quando inneggiava al progresso umano? Dov'è l'orgoglio delle grandi nazioni che spendevano miliardi in una pazza corsa agli armamenti per imporre la propria supremazia? Dov'è il sorriso soddisfatto dei luminari della scienza, che dall'alto della loro presunzione pensavano di non aver affatto bisogno di Dio? È tutto finito, dimenticato, fra atroci dolori e un tormento senza alcuna speranza. Ora, in modo penoso e straziante, gli uomini invocano la morte. La loro folle corsa verso l'eterna rovina è quasi conclusa, mentre il sipario dei secoli cala su uno scenario di distruzione e di morte. Che differenza dalla sorte di coloro che sono segnati in fronte, e dal destino di quanti, anni prima, sono stati rapiti dal Signore Gesù. Caro lettore, non facciamoci travolgere dalla follia di questo mondo, non facciamoci trascinare in attività inutili che non hanno come scopo primario l'avanzamento del regno di Dio, poiché tutto ciò che risulta legato a questo mondo ribelle sarà tritato sotto i piedi del distruttore.
Data: 16/11/2005 Visite: 2455 | |
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