Ci troviamo davanti ad un testo alquanto sconvolgente! Abbiamo dinanzi un gruppo di cristiani chiamati a testimoniare della vita nuova in Cristo la cui condizione spirituale impone una diagnosi da parte di Colui che conosce, e che scruta i cuori: "Hai nome di vivente e sei morto"! Si tratta di una sentenza irrevocabile? No! Eppure il brano lascia intravedere una situazione spirituale comune a molte chiese, in luoghi e tempi diversi: a fronte di una massa di credenti moribondi, troviamo un gruppo più esiguo, "alcuni pochi" che vivono pienamente la vita cristiana. Incontriamo una chiesa appena nata e già gravemente ammalata, una testimonianza già resa opaca e torbida da una condotta deprecabile e riprovevole. Nella comunità di Sardi a molti, di cristiano non era rimasto che il nome, un titolo vuoto, di cui fregiarsi, a cui, purtroppo, non corrispondeva più una realtà spirituale sincera e coerente. Non era ancora sopraggiunta la "morte clinica" ma molti erano in "sala rianimazione". Ricordiamo che il Signore non fa ricorso ad alcun "accanimento terapeutico", non vuole tenere in vita artificialmente dei credenti che rivelano un "encefalogramma piatto". Ma fino a quando c'è ancora qualche segnale di vita il Signore non trascura alcun trattamento intensivo moltiplicando gli sforzi per ridonare salute spirituale a coloro che sciaguratamente, si sono avvicinati ad una soglia pericolosa oltre la quale non c'è ritorno. Manteniamo quindi le nostre vesti bianche e incontaminate affinché il nostro nome non sbiadisca dal libro della vita fino a diventare illeggibile... per sempre.
Data: 29/10/2005 Visite: 2122 | |
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