"Prendete, mangiate, questo è il mio corpo che è dato per voi: fate questo in memoria di me". Con l'ordine che tutti i suoi discepoli ne bevessero, aveva legato al vino il ricordo del sangue che di lì a poco avrebbe sparso per molti. Se questa solenne celebrazione avesse la proprietà di rinnovare sugli altari e sulle mense il potere espiatorio del sacrificio di Gesù Cristo, come se l'unico da Lui compiuto non fosse stato sufficiente, Gesù stesso sicuramente lo avrebbe detto. Se poi questa celebrazione avesse il potere di purificare le coscienze, allora anche Gesù avrebbe posseduto una coscienza peccatrice, perché Lui stesso bevve il vino e mangiò il pane quando istituì la Santa Cena e promise che sarebbe tornato a berne dopo il Suo ritorno sulla terra (1). Ma la Scrittura divinamente ispirata conferma che il sacrificio di Cristo non è ripetibile: esso è stato compiuto in un preciso contesto storico e una volta per tutte; essa conferma piuttosto che soltanto la fede in Gesù Cristo può purificare i cuori (2). Il significato della Cena del Signore resta dunque legato alla comunione con Dio e tra i credenti, resa possibile dal grande Mediatore Gesù Cristo. Questa comunione è simboleggiata e concretizzata dalla capacità di mangiare e bere stando insieme, facendo questo nel nome di Gesù, nel ricordo riconoscente e gioioso dell'amore che Egli ci ha dimostrato salendo per noi sulla croce. Intorno all'indelebile ricordo del sacrificio di Cristo, rammemorato con la Santa Cena, nasce e si sviluppa il popolo di Dio, anche se, come fu fra Gesù e i dodici apostoli, vi può essere addirittura la presenza di un traditore. 1) cfr. Luca 22:17 2) cfr. Atti 15:9; Ebrei 9:14, 24-26
Data: 23/09/2005 Visite: 2730 | |
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