Il profeta, sospinto dallo Spirito Santo, ai versetti 10 e 11 fa un'amara constatazione su coloro che trascurano l'Eterno, si sono abbandonati alla venerazione degli idoli. Nella nostra epoca l'idolatria persiste anche se ovviamente sotto forme diverse di quelle in auge al tempo di Isaia, conservando però la caratteristica di indurre a delle nefaste conseguenze. Il nostro mondo professa il culto del successo e dell'effimero. Oggigiorno si vive per spendere, per esibire un più elevato tenore di vita, e un'esistenza più spensieratamente possibile. Questa è una moderna forma di idolatria. I credenti sono chiamati a ricordarsi costantemente dell'Iddio della loro salvezza, al fine di rimanere saldi e nutrire le loro anime con un salutare alimento spirituale. Il pericolo di scivolare in ciò che è vano e fatuo è sempre incombente, ma attraverso le Scritture dobbiamo imparare ad usare con equilibrio tutto ciò che Dio mette a nostra disposizione. Il credente, al di sopra del desiderio di alienarsi dall'andazzo del presente secolo, deve porre in termini propositivi la sua vocazione celeste. Il compito principale al quale il Signore lo ha chiamato è certamente quello di annunciare I'Evangelo, e perciò d'essere testimone sia con un annuncio verbale che con un comportamento irreprensibile. Per ogni credente è indispensabile essere sobrio, essenziale e semplice, affinché coloro che ci circondano vedano che non siamo cultori del vacuo e di ciò che è inutile, seguaci di una nuova idolatria, ma persone che hanno nel Signore la "rocca della loro forza".
Data: 19/06/2005 Visite: 2284 | |
|
|