Il profeta guarda molto lontano, egli, sotto la guida dello Spirito Santo, profetizza del tempo in cui Gerusalemme sarà la città di Dio e tutti i popoli della terra vi saliranno per prostrarsi al Re dei re. Ma prima di allora è necessario che Dio giudichi il peccato, affinché non vi sia più alcuno che abbia la presunzione di opporsi all'Eterno. Quella d'Israele sarà una restaurazione, che riflette un'importante legge spirituale: "L'Eterno fascerà la ferita del Suo popolo e guarirà la piaga da Lui fatta con le Sue percosse" (1). Nella nostra esperienza di credenti incorriamo, a volte, in momenti di crisi dovuti alla nostra ostinatezza nei confronti della volontà di Dio. Ci illudiamo che in virtù delle nostre esperienze maturate con il Signore nel passato, possiamo ora vantare il diritto di starGli di fronte e misurarsi con Lui alla pari. Rendiamoci conto che dobbiamo sempre passare attraverso la confessione a Dio del nostro peccato e la piena sottomissione alla Sua volontà. Per Gerusalemme era inutile e pericoloso confidare nel fatto che un destino glorioso l'attendeva, minimizzando però le responsabilità e sottovalutando i doveri a cui era chiamata. Allo stesso modo noi non possiamo rivendicare la certezza della salvezza donataci dal Signore per poi condurre una vita spiritualmente scialba ed opportunista. Conserviamo perciò nel cuore l'esortazione del Signore: "cessate di confidarvi nell'uomo". Diffidiamo dagli altri, ma soprattutto da noi stessi: tutte le armi dell'uomo sono spuntate ma l'Eterno è l'Iddio delle schiere, il Signore degli eserciti. 1) Isaia 30:26
Data: 21/05/2005 Visite: 2378 | |
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