Negli appunti che l'apostolo muove ai credenti di Corinto, registriamo un netto contrasto tra la posizione di Paolo e la lacerante frammentarietà delle posizioni assunte da quei credenti. Quella comunità era diventata una palestra ove alcuni pensavano di poter esercitare la loro "leadership". Questi, ostentando delle prerogative cristiane tutte da verificare, avvelenavano il clima della chiesa gettando una pesante ombra di sospetto sulle intenzioni che avrebbero animato l'apostolo nei riguardi degli stessi Corinzi. Dietro il loro atteggiamento di insofferenza nei riguardi di Paolo, dietro alle loro critiche e polemiche stava in realtà una diffusa condizione di peccato che si traduceva in rivalità, maldicenze, gelosie, insinuazioni e superbie (1). Al loro atteggiamento insincero e fluttuante faceva riscontro la fermezza dell'apostolo che rimaneva stabile nella sua posizione di rigore e integrità: "Noi non possiamo nulla contro la verità, quel che possiamo è per la verità" (v.8). Molti cercano di giustificare e nascondere le proprie malefatte accusando gli altri, insinuando e gettando fango su coloro che non deflettono dalla via tracciata da Dio. Vorrebbero, in qualche modo, trascinare in basso, al loro livello chi si erge sopra le meschinità in cui si dibattono. Chi vuole vivere nella santità deve essere pronto ad affrontare anche delle accuse infamanti, ciò che importa veramente è lavorare per la verità, mettersi ad esclusivo servizio della verità e farne il vessillo a cui riguardare in ogni azione e in tutte le situazioni. 1) cfr. 2 Corinzi 12:20
Data: 08/05/2005 Visite: 2211 | |
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