C'è sempre un momento in cui la calma e la serenità dei nostri sentimenti possono subire qualche scossone da parte di chi non ci vorrebbe liberi con Cristo, ma schiavi del male e soggetti alla sconfitta. La Scrittura afferma: "A colui che è fermo nei suoi sentimenti tu conservi la pace, la pace, perché in te confida" (1). Non fu così per Joiakim! Discendente di una stirpe di re che "fecero ciò che è male agli occhi dell'Eterno", Egli non reagì subito contro Nebucadnetsar, poiché ebbe paura e si sottomise a lui. Joiakim non era stato alla scuola dell'Eterno, poiché, diversamente, avrebbe imparato a difendere la propria dignità di re e di uomo di Dio con le armi della prontezza di chi veglia sulla propria integrità spirituale (2). Egli crebbe piuttosto alla scuola di chi professa e diffonde il male senza preoccuparsi del tragico traguardo finale che lo attende. Se Joiakim si fosse assoggettato sin dall'inizio a Dio avrebbe imparato a non temere "coloro che uccidono il corpo e che dopo non possono fare nulla di più" (3); ma a temere "Colui che... ha potestà di gettare nella Geenna". Joiakim non temeva Dio e la sua ribellione a Nebucadnetsar non era frutto di un ravvedimento, ma unicamente la conseguenza del suo orgoglio che non gli permetteva di sottomettersi ad un altro re che lo privava delle sue ricchezze. Questa lezione, e le altre che seguirono, avevano l'obiettivo di educare all'ubbidienza il popolo d'Israele ed i suoi governatori. Dio usa quindi dei metodi duri, in modo che non si presentasse dinanzi a Lui un popolo macchiato di sangue innocente, ma una nazione pentita, che Lo temesse conducendo una vita santa. Vegliamo su noi stessi, per custodire gelosamente ciò che abbiamo ricevuto da Dio (4). 1) Isaia 26:3 2) 2 Corinzi 70:3-5 3) Luca 12:4, 5 4) cfr. 1 Timoteo 5:22, 23
Data: 07/05/2005 Visite: 2343 | |
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