Manasse, figlio di Ezechia, aveva solo dodici anni quando alla morte del padre salì sul trono di Gerusalemme. Egli regnò più a lungo di qualsiasi altro re che la storia biblica ricordi. Lo scrittore sacro afferma che: "s'abbandonò interamente a fare ciò che è male agli occhi dell'Eterno", senza alcun rispetto e timore. Di certo era a conoscenza delle grandi opere che Dio aveva compiuto durante il regno di suo padre, ma sprofondò nell'idolatria cancellando tra il suo popolo ogni segno di devozione al vero Dio. Dobbiamo ricordare che la decisione di servire Dio e riconoscerLo come Signore è frutto di una scelta personale. La grazia non può essere ereditata. Manasse ristabilì il culto agli idoli: a Baal, dio della terra e della fertilità; ad Astarte, dea della fecondità; a tutto l'esercito dei cielo (stelle, pianeti ecc.). Ebbe la sfrontatezza di edificare altari negli stessi cortili del tempio in cui si adorava l'Eterno. "A Gerusalemme io porrò il mio nome in perpetuo"; questo proposito divino venne però calpestato con il dilagare dell'idolatria, della prostituzione, di mostruosi sacrifici umani, ed altre simili nefandezze. Il re Manasse indusse l'intera nazione ad abbandonare il vero Dio. C'è un popolo attorno a noi che aspetta, forse senza avere la consapevolezza, la manifestazione del Vero ed Unico Dio. Solamente una chiesa fedele a Dio potrà indicare la via della vita in Cristo Gesù, con risultati che onoreranno la Sua santità. "Voi siete il sale della terra", ma attenzione, "un po' di lievito fa lievitare tutta la pasta". Prima che il giudizio s'abbatta inesorabilmente su questo popolo idolatra, indichiamo loro Gesù dando prova di una completa dedizione al Suo servizio: "come il Padre mi ha mandato, anch'Io mando voi".
Data: 25/04/2005 Visite: 2281 | |
|
|