Questo brano, quasi incidentalmente, ci suggerisce un valido criterio per riconoscere i veri servitori di Dio. L'uomo spirituale, infatti, è consapevole del valore inestimabile delle verità a lui rivelate e consegnate. Di contro, non può che constatare che l'"involucro", il "contenitore" a cui è affidata la custodia di questo tesoro è assolutamente indegno, vile, di nessun pregio, un autentico "coccio". Dove si pone enfasi sull'uomo, sulla sua dignità e sulle sue prerogative, dove si esalta un leader religioso e si tessono senza sosta le lodi di un qualche personaggio, ebbene lì, soffia per certo uno spirito diverso da quello che aleggia sulle parole del nostro testo. Essere consapevoli della propria inadeguatezza servirà a mettere in risalto il ruolo egemonico che il Signore è tenuto ad avere nella vita di una persona e in seno ad una comunità. Il raffronto con Dio non serve tanto ad umiliare ogni pretesa umana quanto piuttosto ad evidenziare il ruolo che la realtà divina deve ricoprire alfine di glorificare adeguatamente l'Eterno. La "vita di Cristo" (v.10) si manifesta laddove è avvenuta la morte della vecchia natura umana, non vi sarà mai vera vita se prima non muore il vecchio "io", la natura ribelle che si ostina a non cedere il passo all'amore di Gesù. Certo, alle volte allo stremo, aver esaurito le risorse, provare la sensazione di non farcela più. Ma il Signore non ci abbandona, anzi rinnova le Sue promesse e moltiplica i Suoi interventi. Vi è un punto, più di altri, da cui non vogliamo deflettere: Colui che ha risuscitato Gesù Cristo, risusciterà anche noi! Questo è uno dei beni più preziosi che abbiamo ricevuto, questa è una verità a cui vogliamo tenerci ben stretti: certo, vasi di nessun pregio, umanamente da buttare, che però racchiudono degnamente i beni più preziosi che vi siano!
Data: 08/04/2005 Visite: 7579 | |
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