La fragilità umana viene in questo capitolo esemplificata dalle tristi vicende che vedono protagonista Amatsia, l'ottavo re di Giuda. Figlio e successore di Joas, egli salì al trono all'età di venticinque anni e regnò ventinove anni, servì il Signore, ma non certo con assoluta integrità. Tutto ciò fece di Amatsia un re solo parzialmente vittorioso. Fu proprio l'iniziale successo a mettere in luce gli aspetti più negativi della sua personalità, egli non si umiliò davanti all'Eterno e non soppresse gli alti luoghi ove venivano offerti sacrifici agli dei pagani, mentre Iddio non può che pretendere una completa fedeltà ed ubbidienza. "Ecco l'ubbidienza val meglio che il sacrificio e dare ascolto val meglio che grasso di montoni". La ribellione è un peccato che eleva una barriera insormontabile tra l'essere umano e il proprio creatore. L'indole boriosa che questo sovrano aveva maturato lo portò a sfidare con tracotanza il regno del nord, perdendo di vista ogni ragionevolezza e senso della misura. Giuda conobbe infine una cocente sconfitta e Amatsia morì a Gerusalemme per mano di congiurati. La storia di questo re è esemplare nella misura in cui si presta a simboleggiare l'eterna ribellione dell'uomo alla volontà di Dio. L'Eterno è con coloro che praticano la giustizia, che camminano umilmente nelle Sue vie e conducono un'esistenza contraddistinta da un sincero rapporto filiale, nell'amore, nell'umiltà, nella purezza e nella comunione con Dio. Ringraziamo il Signore che in Cristo Gesù ci assicura la vittoria.
Data: 16/03/2005 Visite: 2189 | |
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