L'apostolo, per lo Spirito Santo, solleva con grande discrezione il velo che ricopre gli avvenimenti conclusivi della storia dei credenti. Risurrezione, incorruttibilità, immoralità, vittoria. Queste, ed altre ancora, sono le espressioni gloriose che contrappuntano in maniera vivida la prosa di Paolo. Lo sguardo è fisso sugli esiti celesti che attendono il credente mentre il racconto si distende in una progressione festante che annuncia il trionfo finale di Cristo e della chiesa. L'attenzione, dicevamo, è posta sulla fine, ma ciò non vuol dire che il credente, nel tempo che lo separa da quegli avvenimenti terminali, debba estraniarsi da tutto ciò che è immanente. Se è vero che la meta è la beatitudine celeste, nondimeno per oggi ci viene indirizzato un vibrante appello a svolgere l'opera del Signore con piena disponibilità e fermezza. Una sbirciata al futuro, dovrebbe perciò renderci consapevoli del fatto che il nostro impegno non è qualcosa di opzionale o, peggio ancora, un'attività pressoché inutile, bensì una chiamata a dare il meglio di sé in vista del meraviglioso destino eterno che ci attende.
Data: 25/02/2005 Visite: 2629 | |
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