Stavo cercando una formula per giustificare la durezza di questo brano e la spietatezza dell'esecuzione di Izebel: ma perché? Perché trovare scuse per coprire ciò che la Bibbia mette a nudo senza mezzi termini? Perché voler spiegare che siamo nei tempi d'ignoranza nell'Antico Testamento, ecc., ecc.? Possa il brano di oggi servirci proprio per meditare su quelle azioni e quelle persone che non hanno scusanti davanti a Dio e vanno quindi ineluttabilmente incontro al Suo giudizio. "Non v'ingannate", dice Paolo, "non ci si può beffare di Dio; poiché quello che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà. Perché chi semina per la propria carne, mieterà dalla carne corruzione" (1). Izebel aveva seminato idolatria, violenza, omicidio; aveva perfino approfittato del povero Naboth riuscendo a carpirgli la vigna e ad ottenere "legalmente" il suo assassino. Dunque, non poteva che raccogliere il giusto giudizio di Dio. La condanna fu quindi proporzionata alla gravità della sua colpa: Izebel è stata gettata dalla finestra, calpestata dal carro del re e divorata dai cani! Certo, questo non quadra molto con una teologia universalistica che vorrebbe garantita la salvezza finale per ogni uomo. Ma chi ha detto che le verità di Dio devono quadrare con le nostre convinzioni? AI contrario, noi dobbiamo allinearci alla Sua Parola. L'amore di Dio trova grandi spazi nella Bibbia ed è alla base di ogni Suo atto creativo e salvifico; ma non possiamo negare che la Sua giustizia ricorre altrettanto frequentemente, a partire dalla storia della caduta, in Genesi, fino ai giudizi descritti nel libro dell'Apocalisse. La croce di Cristo ci parla d'amore ma nello stesso tempo ci testimonia della ineludibile giustizia di Dio. Parafrasando un noto passo usato per sottolineare l'amore di Dio: "Se Dio non ha risparmiato il proprio Figlio e l'ha dato per tutti noi, come potrà risparmiare noi se rifiutiamo quest'unica via di salvezza e ci presenteremo carichi dei nostri peccati?" (2). Che questa meditazione di oggi contribuisca a rafforzare in me ed in te la convinzione che: "Il timor dell'Eterno è il principio della sapienza" (3). 1) Galati 6:7 2) cfr. Romani 8:32 3) Proverbi 1:7
Data: 20/02/2005 Visite: 2441 | |
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