La donna di questo episodio biblico dimostrò un carattere forte e caparbio, ma soprattutto fede autentica. Nonostante fosse distrutta dal dolore per la morte dell'unico figlio, non si abbandonò alla disperazione e celò la tragedia al marito. Non un lamento né un'espressione che rivelasse l'accaduto trasparivano dall'espressione della donna, poiché ella si rendeva conto quanto fosse impellente ricorrere al Signore. Pochi dolori si possono paragonare a quello della morte di un figlio, eppure spesso, per molto meno, noi credenti ci lasciamo sopraffare dallo sconforto al punto da non saper rivolgere la nostra invocazione di fede al Signore. La donna evitò per primo il marito, colui che aveva diritto più di ogni altro a sapere, ma la posta in gioco era alta. Ella sapeva che il suo coniuge l'avrebbe bloccata, che in famiglia si sarebbe creato un incomprensibile trambusto, per questo motivo preferì tacere. Non volle fermarsi per strada per raccontare la disgrazia a Ghehazi: aveva un solo desiderio, parlare con il profeta. La vita di oggi ci offre vari tipi di distrazione, e quando ci rendiamo conto dell'urgenza di portare i nostri problemi al Signore ci facciamo facilmente distrarre, magari dalla possibilità di uno sfogo legittimo con un caro amico o un fratello in Cristo. Imitiamo questa donna, fermiamoci saldamente ai piedi del nostro Signore, e riceveremo ciò che nessuno potrà mai darci: l'intervento divino nella nostra vita.
Data: 19/01/2005 Visite: 2267 | |
|
|