La figura che l'apostolo Paolo ha in mente è quella di un sovraintendente a cui venne assegnata l'amministrazione dei beni, un economo, dunque, che gestisce delle sostanze per conto del proprietario. Questo incarico portava con sé una grave responsabilità, pertanto l'incarico andava affidato ad una persona che desse opportune garanzie, un uomo totalmente fedele al padrone al quale doveva rendere conto. Dio ci ha concesso in Cristo il "diritto di diventare Suoi figliuoli" e di conseguenza amministratori del Suo Regno. Infatti la Sua Parola dichiara: "Come buoni amministratori della svariata grazia di Dio, ciascuno secondo il dono che ha ricevuto, lo faccia valere al servizio degli altri" (1). Il Signore ci ha reputati degni della Sua fiducia, facendoci dono della salvezza. Egli ci ha affidato i beni concernenti il Suo piano salvifico, tuttavia si aspetta da noi una condotta irreprensibile ed un atteggiamento accorto nel saperli dispensare. La fedeltà è dunque il requisito indispensabile per essere "buoni amministratori". "Del resto, quel che si richiede dagli amministratori, è che ciascuno sia trovato fedele". La nostra fedeltà prende corpo nella misura in cui ci sottomettiamo in assoluta ubbidienza a Colui che un giorno sarà, non il nostro giudice, ma il Dio della salvezza che ci accoglierà nella Sua gloria. 1) 1 Pietro 4:10
Data: 14/01/2005 Visite: 2392 | |
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