Giosuè era cosciente dell'impegno che si assumeva in quell'ora davanti a Dio e alla radunanza d'Israele quando pronunziò queste sante parole. Egli era di quelli che avevano servito gli Egiziani, e sapeva che servire vuol dire eseguire gli ordini e sottomettersi alla volontà della persona che si serve ponendo al suo servizio le proprie capacità fisiche e intellettive. Dopo che ha parlato al popolo da parte di Dio, non impone la Sua volontà nella scelta, non violenta i loro ideali religiosi, ma li esorta a scegliere perché si decidano a servire ad un solo Signore. In qualità di condottiero espone, per primo la propria decisione davanti al popolo pronunciando le sante parole: «Quanto a me e alla mia casa serviremo al Signore». Oggi siamo molti ad avere questo versetto nella nostra casa quale testimonianza della nostra determinazione al servizio del Signore, e forse anche tu che leggi ti onori di avere tale scritto in casa tua. Ma domandiamoci con tutta onestà: stiamo veramente servendo il Signore o pensiamo di servirLo a modo nostro? Purtroppo, spesso la forma religiosa, l'apparenza di pietà, e il comportamento profano di coloro che si dicono essere cristiani e non lo sono, ci scoraggiano, mettono in noi dei dubbi a riguardo del vero seri7io per il Signore. Ma coraggio, destiamoci, e con Giosuè dichiariamo solennemente che noi queste parole di santo servizio e dedizione a Dio. Sì, serviamoLo come Egli richiede nella Sua Parola nella quale dobbiamo meditare giorno e notte, ponendo al Suo servizio innanzitutto il nostro cuore, affinché tutte le nostre membra precedentemente usate per il mondo e per il peccato, possano essere usate al servizio di Dio e del prossimo. Sì, Lo serviremo noi e la nostra casa e lo faremo con ogni scrupolo e con tutto l'amore e l'ardore che ci viene dallo Spirito Santo, e l'aspetteremo con la lampada accesa fino al giorno in cui Egli ci dirà: Vieni, buono e fedele servitore entra nella gloria del tuo Signore.
Data: 19/12/2002 Visite: 7926 | |
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