Il testo in questione tratta della beata speranza dei credenti in Cristo Gesù. Un passo meraviglioso che si commenta da solo per la precisione degli avvenimenti di cui lo Spirito Santo, per mezzo di Paolo, narra il susseguirsi. Certamente il premio più grande del credente sarà nell'essere, un giorno non lontano, alla presenza del Cristo risorto; ma questo brano esprime una realtà realizzabile fin da ora là dove dice: «Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole». Le epistole di Paolo, grazie al Signore, hanno il pregio di terminare sempre in tono maggiore; pur esortando, a volte energicamente, a conformarsi alla volontà di Dio, egli conclude sempre con espressioni di incoraggiamento e di consolazione. Questa lettera in particolare fu scritta per ricondurre alcuni fratelli all'insegnamento apostolico. Era successo, infatti, che alcuni, travisando la dottrina del ritorno di Cristo, avevano iniziato a preoccuparsi in quanto vedevano molti di loro morire, senza che il Signore manifestasse il Suo avvento; cominciarono così ad abbandonare il lavoro dedicandosi ad occupazioni vane. Paolo prima li esorta e riprende, poi spiega loro qual è il modo nel quale Cristo tornerà, ricordando che questo avvenimento deve essere per tutti un'occasione di conforto e non di disperazione. Queste parole rivolte ai credenti di ieri, hanno per noi oggi lo stesso valore: consolare i credenti in Cristo, ricordando loro che la beata speranza non è illusoria e che, se pure il Signore tarda, di certo non mancherà; presto tutti quanti vivi e morti, saremo nella presenza del nostro amato Salvatore e Lo mireremo come Egli è. Con questa speranza nel cuore abbandoniamo la nostra vita nelle mani di Dio, affinché Egli ci modelli e ci renda degni di abitare nella Sua presenza per l'Eternità.
Data: 11/10/2002 Visite: 4001 | |
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