La nave era sballottata dalla tempesta e da molti giorni i marinai e i passeggeri non trovavano riposo. Avevano provato ogni espediente, ma a nulla era valso il loro sforzo e la loro capacità. Non vollero dare ascolto a Paolo, ma alla loro esperienza. Dopo quattordici giorni di lotta con gli elementi della natura essi erano all'estremo delle forze e delle possibilità fisiche; da quattordici giorni non mangiavano e alla fine l'apostolo Paolo li esortò a prender cibo. Nessuno avrebbe avuto il coraggio di dire una cosa simile in una situazione così critica, ma Paolo poteva dire: «Io ho fede in Dio» (v. 25) e in virtù di quella fede, sapeva che non sarebbe successo nulla di male né a lui né agli altri. Dopo aver esortato i presenti a prender cibo, dà loro l'esempio. È facile raccomandare, esortare, ma non è sempre facile dare l'esempio, particolarmente in situazioni difficili. Egli rende grazie a Dio; si può ringraziare Dio durante una tempesta? Si tende a ringraziarLo sempre dopo la tempesta, per il pericolo scampato, ma Paolo ringrazia Dio durante la tempesta. Egli stesso esorta: «In ogni cosa rendete grazie, perché tale è la volontà di Dio» (1) Poi prese il pane e rese grazie «in presenza di tutti». Egli non fece mai niente di nascosto, ma ogni suo comportamento fu palese. Le persone devono «vedere» il nostro atteggiamento di figliuoli di Dio perché non ci deve essere in noi nulla che sia nascosto. Poi «cominciò a mangiare» cioè mise in pratica quello che aveva detto. Se l'esempio vale più delle parole, preghiamo Iddio che il nostro cristianesimo non sia soltanto manifestato in parole, ma anche e soprattutto con l'esempio. 1) 1 Tessalonicesi 5:18
Data: 25/09/2002 Visite: 3936 | |
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