Una delle scene più fosche del dramma della passione, viene profeticamente anticipata da Zaccaria: Giuda si libera di quei trenta sicli che bruciano nelle sue mani, ma i sacerdoti si rifiutano di raccoglierli per il tesoro del Tempio e li destinano all'acquisto di un campo da usarsi come cimitero per gli stranieri. Giuda lancia davanti a loro quella somma con la quale Cristo è stato stimato al pari di uno schiavo e comprato per essere crocifisso, ma il suo tormento rimane dentro di lui lo consuma e lo spinge fino al suicidio: senza Cristo, ma anche senza quei sacerdoti che lo hanno spinto al crimine e che hanno soltanto saputo dirgli: «Che c'importa?». Questo dettaglio vuole far svanire le illusioni di coloro che contano nell'amicizia di quanti li sospingono al male; gli strumenti del male non potranno mai essere un aiuto in favore di coloro che hanno rovinato e distrutto. Ma torniamo a quel Giuda avido di denaro, che aveva bramato quei trenta sicli, che forse si era lasciato consumare dal desiderio di averli, possederli, stringerli voluttuosamente nelle sue mani. Egli era riuscito a far tacere la voce della sua coscienza, a rimanere sordo alle parole del Maestro, a dissociarsi dalla famiglia del Signore… egli era riuscito insomma a portare a conclusione il suo criminoso disegno, a conquistare la fortuna tanto agognata; ed ora? Quel denaro, non soltanto non gli procura gioia e soddisfazione, ma è diventato fuoco nelle sue mani, non può trattenerlo, non può neanche guardarlo: spera poterlo restituire e forse riavere indietro la sua pace, ma la cosa non è possibile, egli può solo gettare quei trenta sicli d'argento, ma resta schiacciato dal peso del suo misfatto. Scena fosca, abbiamo detto al principio, ma dobbiamo aggiungere che questo particolare del dramma, non vuole essere soltanto un'altra pennellata tragica della scena della passione, ma vuole essere ed è, una lezione per sempre, una lezione per tutti: qualunque ricchezza acquistata col tradimento della verità, produce tormento; essa finirà sempre per essere un carbone acceso nelle mani dell'avido che è rimasto sordo alla voce della coscienza e al messaggio di Cristo.
Data: 20/09/2002 Visite: 4235 | |
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