Il testo è l'ultima parte del discorso di Paolo nella Sinagoga giudaica di Antiochia. L'Apostolo, dopo aver richiamato i presenti al fatto che la salvezza in Cristo è per loro, ricorda, come sempre, che la garanzia del sacrificio vicario di Gesù sta nel fatto che Egli è risorto ed è vivente. Paolo cita molti versi dei Salmi di Davide come prova inconfutabile che Gesù è il Messia, Salvatore promesso. Egli afferma che quanto è scritto nei Salmi, non si riferisce a Davide, poiché egli «si è addormentato ed è stato riunito con i suoi padri ed ha veduto la corruzione» ma a Gesù «che Dio ha resuscitato». Il verso 36 esprime il concetto divino del servizio. Per gli Ebrei Davide era il grande monarca che era riuscito a dare dignità e fama ad Israele. Essi parlavano di lui come di un autorevole re e famoso condottiero, vincitore di tante battaglie. Ma Dio, il quale conosceva i sentimenti di Davide, ci ricorda che Egli ha «servito al consiglio di Dio, nella sua generazione». Non esiste in queste parole il concetto di potere in senso umano. Davide è stato unicamente uno strumento umile nelle mani di Dio per servire la sua generazione, egli è un precursore della miriade di servitori che Dio ha suscitato attraverso i tempi per adempiere i suoi piani e programmi. Oh, che possa essere detto di ciascuno di noi la stessa cosa! Secondo le nostre possibilità e misura di fede, ciascuno serva «al consiglio di Dio nella sua generazione».
Data: 02/08/2002 Visite: 3817 | |
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