Nei versi indicati è possibile notare la forza con la quale Stefano, primo martire per la causa della fede in Cristo Gesù, affrontò il supplizio. La potenza di Stefano non era però una prerogativa della sua natura umana, ma proveniva direttamente dalla mano onnipotente di Dio, che lo aveva riempito dello Spirito Santo e di fede (1). Egli era usato dal Signore., pur non facendo parte degli Apostoli, come strumento di benedizione. Stefano, di fronte a quei religiosi assetati di sangue inizia il suo lungo e meraviglioso messaggio; incominciando dalla storia di Abramo dichiarò come Dio attraverso Giuseppe, Mosè, ecc. portò avanti il Suo piano completandolo con il sacrificio del proprio Figliuolo, Cristo Gesù. Dopo questo discorso potente Stefano, per nulla intimorito, tratta gli accusatori come gente dal collo duro e incirconcisi, persone che, pur avendo una forma di religione, contrastando lo Spirito Santo non avendo nessuno scrupolo dinanzi a quel Dio che loro dicevano di servire. Ovviamente questo parlare di Stefano causò maggior reazioni e, pieni di rabbia iniziarono a lanciargli delle pietre fino ad ucciderlo. Prima di morire Stefano avrà una visione celeste, che gli farà esclamare: «Signore non imputar loro questo peccato». La comunione con il Signore e la visione della Sua eterna gloria e potenza, anche nei momenti più dolorosi e nelle situazioni di più tormentato travaglio mantiene nell'animo dei credenti umili, sinceri e ripieni di Spirito Santo come Stefano un sentimento di amore per i perduti, facendo desiderare ardentemente che anche loro possano giungere ad aprire il loro duro cuore alla grazia di Dio in Cristo Gesù. L'invito di Gesù ad amare i nemici non è semplicemente un richiamo alla pacifica convivenza sociale, ma molto di più: è desiderare ardentemente la loro salvezza e la loro riconciliazione con Dio attraverso il sacrificio del calvario. Stefano pregò per coloro che lo lapidavano perché era ripieno di quell'amore: sapremo noi pregare allo stesso modo?
Data: 03/07/2002 Visite: 4112 | |
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