Ai
fratelli di Giuseppe risultava che Beniamino aveva preso la coppa, dunque era
il colpevole. Era lui che aveva infangato il loro buon nome e procurato il
motivo che avrebbe prodotto la giusta indignazione di quel signore di Egitto
che aveva fatto loro solo del bene. Tuttavia Beniamino non diventò il bersaglio
dei propri fratelli. Non gli sono rivolte invettive né una sola parola di
rimprovero, anzi tutti si uniscono per affrontare insieme la grande prova.
Quando Giuseppe muove loro l'accusa non fanno il minimo cenno alla colpa di
Beniamino. La colpa è di tutti loro ... «Dio ha trovato l'iniquità nei tuoi
servitori»... e prima ancora di ascoltare il verdetto affermano: «Ecco siamo
schiavi del mio Signore tanto noi quanto colui in mano del quale è stata
trovata la coppa». In uno Spirito di amore e di solidarietà fraterna si votano
tutti insieme alla stessa sorte. Come tutti hanno fatto cordoglio e stracciato
le loro vesti, così tutti, ora, si dispongono insieme a sopportare le
conseguenze di un atto che era stato consumato dal più piccolo di loro. Se
Beniamino doveva pagare, tutti avrebbero pagato insieme a Lui.
Se questo
stesso spirito di amore fraterno governasse le comunità cristiane e i rapporti
fra i credenti, sarebbe certamente uno scudo per tutti, ma. soprattutto per i
più piccoli e deboli.
Giovanni
l'apostolo afferma che se il tuo fratello ha peccato, che non sia a morte,
bisogna pregare per lui affinché Dio gli conceda la vita. Non dobbiamo essere
sereni che il fatto non è stato commesso da noi, ma dobbiamo addolorarci che
comunque è stato commesso da un membro del corpo di cui noi siamo parte.
Soffrire per chi è caduto è il meno che possiamo fare. Pregare e supplicare per
lui il Signore, è un nostro preciso dovere. È salutare ricordare a questo
proposito la preghiera di Mosè: «Se vuoi distruggere questo popolo cancella
anche me dal Tuo libro». Questo significa amare!
Data: 18/05/2000 Visite: 5143 | |
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