Molta gente chiede
continuamente a Dio più potenza per servirLo senza pensare a quello che è
necessario compiere per ottenere questa virtù.
Ogni
energia, ogni potenza generata dall'uomo scaturisce da una pressione esterna
alla stabilità delle cose. Non ci può essere energia se non si opera sulle
forze della natura in modo pressante e continuo.
Così è
pure della vita del cristiano, la potenza del credente è strettamente
collegata alla pressione che Dio eserciterà sulla nostra vita. Quando chiediamo
a Lui maggior energia, maggior vigore, Egli opererà direttamente su noi in
modo da generare in noi stessi nuove forze.
La storia
di Giacobbe ci mostra proprio la continua, lenta, ma pressante opera di Dio
sulla natura umana. Ci mostra la sofferenza di un uomo che non voleva
abbandonare la propria via, ci mostra l'afflizione di un padre che ha perso il
proprio figlio e che, lentamente, vede sgretolarsi tutta la sua famiglia. Si
spaventa, il timore lo attanaglia e giunge ad esclamare: «Tutto questo cade
addosso a me».
Giacobbe,
nella sua umanità, assomiglia a noi che nelle prove ci lasciamo prendere dallo
sgomento e gridiamo: «perché proprio a me Signore, che ho fatto?». Ma forse non
ci rendiamo conto che, se abbiamo prove, è perché siamo sotto l'azione
formatrice di Dio, il quale talvolta agisce in maniera decisa tanto da
sembrarci dolorosa, ma alla fine si realizza nella gioia più completa
dell'opera perfetta formata alla gloria di Dio.
La
potenza che Gli chiediamo per meglio servirLo, non si ottiene senza che la
nostra fedeltà sia messa alla prova. Non sgomentiamoci dunque, se tutto sembra
cadere addosso a noi, se la vita sembra dura, se l'afflizione ci appare
insuperabile. Poniamo la nostra fede in Dio, perché Egli non ci prova più di
quanto possiamo sopportare. Affidiamoci alla trasformazione della Sua potente
mano e di sicuro l'ora della gioia sarà pili grande dell'ora dell'afflizione.
Ringraziamo il Signore
per le prove ed attendiamo l'ora della liberazione.
Data: 14/05/2000 Visite: 4346 | |
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