Due
uomini totalmente diversi tra di loro si trovavano di fronte. Pilato,
l'espressione più alta del potere in Roma in Palestina, e Gesù, sul cui capo
pende la grave accusa di essersi dichiarato Re dei Giudei e Figlio di Dio, il
cui aspetto, per aver subito la flagellazione romana, doveva suggerire una
grande pietà. L'apparente grandezza dell'uomo Pilato, perde il confronto con
l'apparente debolezza dell'uomo Gesù, e questo a significare che ciò che appare
non conta. Dei due chi deve temere è tranquillo e chi deve essere tranquillo è
pervaso da timore.
Gesù è grande nella sofferenza, tanto grande che il povero
Pilato appare davanti a Lui come un uomo smarrito e sgomento. È scarso di
parole ma, quando parla, non fa che aumentare la perplessità ed il timore del
suo giudice. Le parole di Gesù raggiungono Pilato nel profondo dell'animo
mentre questi crede di avere sul prigioniero il potere discrezionale di
crocifiggerlo o di liberarlo. Quanto grande è l'illusione che gli uomini si
costruiscono intorno al potere. Non sanno che sono solo degli strumenti nelle
mani di Colui, che può veramente tutto, il solo che può salvare e può perdere.
Nessuno dei responsabili della morte di Gesù potrà trovare delle
attenuanti nel giorno del giudizio, neppure Pilato che cercò di liberarlo ma
non lo fece, neppure il popolo, che fece una scelta precisa; scelse l'odiato
popolo romano e il suo imperatore al posto del suo vero re.: «Noi non abbiamo
altro re che Cesare! » Quel popolo che rifiutò nella persona del Cristo la mano
tesa di Dio in suo favore, e che avrebbe potuto realizzare la pienezza della
benedizione e della salvezza proprio in Colui che chiedevano con insistenza
fosse loro consegnato morto.
Era
il momento della adesione alla grazia manifestata con tanta gloria e potenza
dall'uomo flagellato e coronato di spine che stava davanti a loro,
all'indirizzo del quale gridavano con forza: «crocifiggilo, crocifiggilo! »
Quale sarà la tua scelta?
Data: 13/05/2000 Visite: 3884 | |
|
|