La dimenticanza del coppiere costò
a Giuseppe altri due anni di prigione. Certamente il Signore non si era
dimenticato di lui e Giuseppe era al sicuro nella mano dell'Onnipotente.
Le nostre inattese liberazioni ci fanno spesso dimenticare
le prigionie degli altri che dovremmo aiutare secondo quanto promesso. Le
buone intenzioni e le promesse sincere non hanno alcun valore se non sono
adempiute. Quante volte ci siamo commossi per un caso doloroso e alla richiesta
di preghiera abbiamo risposto «Amen» ma poi ci siamo completamente dimenticati
oppure per scrupolo di coscienza, abbiamo messo la richiesta in quella frase consuetudinaria: «Rispondi, Signore, a quanti hanno richiesto per pregare per
loro!».
Altre volte, come il coppiere,
abbiamo promesso e poi ci siamo dimenticati. La sua dimenticanza era anche non
soltanto ingratitudine verso Colui che lo aveva consolato nella sua disgrazia,
ma soprattutto ingratitudine verso Dio che aveva promesso liberazione.
L'Iddio di Giuseppe si
era rivelato come il vero Dio, il quale conosce gli eventi umani, ma il
coppiere di Faraone, una volta riabilitato «non si ricordò di Giuseppe, ma lo
dimenticò».
Verrà il momento il quale, dinanzi
alla sconfitta di tutti i savi e i magi, al capo dei coppieri di Faraone,
tornerà in mente Giuseppe e dovrà dire: «Ricordo i miei falli». E il fedele
servo dell'Eterno sarà chiamato a risolvere problemi senza soluzione umana.
Quanto è labile la nostra memoria!
Quanto spesso pecchiamo di ingratitudine e in questo modo facciamo soffrire
ulteriormente coloro che potrebbero, mediante il nostro intervento, ottenere
giustizia e liberazione. Non possiamo permetterci di non fare il bene che
promettiamo, Dio ce ne domanderà conto.
Dobbiamo ricordare i nostri impegni
con Lui e con gli uomini, altrimenti siamo infedeli al Signore e siamo motivo
di scandalo a quelli che attendono l'adempimento delle nostre promesse.
Dobbiamo adempiere
molte promesse anche oggi! Ne abbiamo dimenticato qualcuna?
Data: 06/05/2000 Visite: 4554 | |
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