L'atteggiamento di Esaù nei confronti del fratello è
l'opposto di quello espresso venti anni prima, dopo che Giacobbe con l'inganno
lo privasse della benedizione paterna. (Genesi 27:41).
In tutto il racconto biblico notiamo il carattere
particolare di Esaù. Egli era un uomo che potremmo definir: «carnale». Infatti,
il suo poco apprezzamento per la primogenitura, la scelta delle mogli e il tono
di vita che conduceva, ci dimostrano che egli era molto lontano dalle realtà
spirituali. Tant'è vero che lo scrittore agli Ebrei lo definisce: «profano»
(1). E, sempre dalla narrazione biblica, non sembra che nel futuro egli abbia
manifestato segni di ravvedimento o di accostamento a Dio. Mai, nel suo
parlare, fa menzione del nome di Dio.
Eppure quest'uomo, questo «mondano», questo «irreligioso»,
nel presente passo della Scrittura ci lascia una meravigliosa lezione sul
perdono e sulla riconciliazione.
Il torto che aveva subito era oltremodo grande e,
umanamente parlando, le prime reazioni manifestate sono del tutto naturali ma,
dopo venti anni, un altro sentimento ha trovato spazio nel suo cuore. L'«Amore
Fraterno» ha avuto il sopravvento.
Nel
suo incontro con Giacobbe non vi sono parole di rimprovero o che possano
rinvangare in qualche modo il passato ma:
«Esaù gli corse incontro,
l'abbracciò, gli si gettò al collo e lo baciò: e piansero».
Quando Pietro domandò al Maestro: «Signore, quante volte
peccando il mio fratello contro di me, gli perdonerò io? Fino a sette volte?»
Gesù rispose: «Io non ti dico fino a sette volte, ma fino
a settanta volte sette. (2) Cioè senza limiti.
Non solo, ma in un altro
passo fa capire chiaramente che non può esserci perdono per chi perdona.
Il prezzo che Gesù ha pagato per il perdono dei nostri
peccati è stato il dono della Sua giovane vita. E noi, cosa siamo disposti a
perdere pur di guadagnare il nostro fratello?
1) Ebrei
2) Matteo 18:21,26
Data: 22/04/2000 Visite: 5226 | |
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