Marco 6:45-56 Questo episodio della vita di Gesù è molto noto, ma al di là dell'evento in sé è opportuno sottolineare alcune importantissime verità, che come seguaci di Cristo dovremmo sempre ricordare. Innanzitutto la considerazione che nessuno è esente dalle tempeste della vita. Il Signore non ci ha promesso un'esistenza priva di problemi, ma ci ha garantito in ogni frangente la Sua assistenza. Una seconda riflessione è che malgrado la nostra perizia e capacità, non possiamo evitare i naufragi poiché in realtà, senza Gesù non possiamo far nulla. Vale la pena affrontare una tempesta pur di sperimentare l'eccezionale intervento del Signore in nostro favore. Per questo "Gesù obbligò i suoi discepoli a montare sulla barca" (v. 45), avrebbero dovuto riconoscere, in quell'occasione, tutta la grandezza della Sua potenza. Un altro fatto che ci lascia perplessi leggendo questo testo è che i discepoli vedendo Gesù camminare sul mare, pensarono si trattasse di un fantasma e si dettero a gridare sconvolti. Erano stati con Lui a lungo, testimoni di miracoli, come la pesca miracolosa e la moltiplicazione dei pani, ma ora non Lo riconoscono! La paura gioca dei brutti scherzi, ci fa vedere fantasmi inesistenti, le ombre prendono forma e ci terrorizzano. Non giudichiamo questi impauriti discepoli, quante volte anche noi siamo stati succubi di "fantasmi" immaginari! Chi crede in Gesù non deve temere i "fantasmi": Egli puntualmente ci rassicura con la Sua parola: "Non temere". Gli spettri che insidiano la nostra vita passano oltre e si dileguano quando la paura è scomparsa, ma Gesù e con noi nella quiete e nella tempesta, nella gioia e nel dolore, Egli non passa oltre! Si interessa di ciascuno di noi, ci aiuta, ci incoraggia, ci riprende continua ad amarci e malgrado tutto, pazientemente ci considera an¬cora Suoi discepoli.
Data: 20/07/2008 Visite: 3377 | |
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