Numeri 9:1-14 Ai tanti problemi che assillavano Mosè nella guida di Israele se ne aggiunse un altro: gli impuri del tempo della Pasqua dovevano o meno partecipare alla festa? Il problema che si poneva era nuovo e Mosè ebbe bisogno dell'aiuto divino per risolverlo. Solitamente la Pasqua era festeggiata nel quattordicesimo giorno del primo mese, sull'imbrunire, letteralmente "tra le due sere". Il Signore disse a Mosè che Israele avrebbe dovuto festeggiare la Pasqua con puntualità, ma nel caso degli "impuri" o degli "assenti" la celebrazione poteva essere posposta. Dio superò nella Sua saggezza la rigidità della data stabilita per la celebrazione. L'obbligatorietà della partecipazione rimaneva ma, i tempi venivano allungati fino al quattordicesimo giorno del secondo mese dell'anno. In questo modo l'Eterno dava la possibilità agli assenti di tor¬nare a casa e agli impuri di compiere la loro purificazione. A quanti avrebbero potuto scorgere in questa norma un pretesto per deprecabili abusi, Dio avvisò che: "...colui che è puro e che non è in viaggio, se s'astiene dal celebrare la Pasqua, quel tale sarà sterminato di fra il suo popolo" (v. 13). Un problema simile esiste anche oggi: diversi credenti, pur di non rinunciare a certe prese di posizione si astengono dalla Cena del Signore, credendo di aggirare l'ostacolo rappresentato dal loro peccato e rimandando al futuro il loro ravvedimento. Ricordiamo che il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato e che astenersi dalla Cena significa procrastinare quella confessione che Dio attende oggi. Invece, che ogni "quattordicesimo giorno del primo mese" la misericordia di Dio ha esteso la possibilità di celebrare la Cena ad "ogni primo giorno della settimana", perché non partecipare alla comunione col sangue e col corpo di Cristo? Umiliamoci dinanzi a Colui che rappresenta la soluzione di ogni problema e accostiamoci a Lui con piena certezza di fede.
Data: 08/06/2008 Visite: 3173 | |
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