"Ma egli si adirò e non volle entrare; onde suo padre uscì fuori e lo pregava d'entrare. E il padre gli disse: Figliuolo, tu sei sempre meco, ed ogni cosa mia è tua" (Luca 15:28, 31) Ritengo che il figlio prodigo riscuota sempre maggior interesse e più affetto rispetto al fratello maggiore. Esaù sembra un personaggio più attraente di Giacobbe; il pubblicano più del fariseo, il quale si rallegra di non essere come gli altri! Probabilmente perché ci sentiamo più inclini alla vita interiore e al mondo dei sentimenti, piuttosto che a quella del decoro esteriore e della rispettabilità umana. Il figlio maggiore aveva una buona eredità. Avrebbe potuto godere costantemente della compagnia di suo padre; aveva la sicurezza consolante di non aver mai trasgredito i comandi e le direttive che il genitore gli aveva impartito, e quin di era al sicuro dalla cancrena interiore del rimorso. Aveva la libertà di godere ogni cosa, non soltanto di essere reso partecipe di qualche bene, ma di tutto ciò che suo padre possedeva: ogni cosa mia è tua. Questa è anche la nostra eredità, come figli e figlie del Padre Onnipotente. Possiamo vivere sempre alla presenza e in compagnia di Dio, discutendo con Lui di ciò che concerne la nostra vita e la Sua opera. Anche noi siamo nella libertà di attingere dalle Sue vaste risorse, per qualsiasi cosa ci occorra, poiché tutto ciò che Egli ha è nostro in Cristo, da richiedere attraverso una fede costante. Com'era egoista e senz'amore lo spirito del fratello maggiore! Era geloso dell'accoglienza accordata al prodigo, e si lamentava del fatto che venisse donato così tanto ad uno la cui condotta aveva contrastato quella divina in modo così evidente. Il suo spirito egoista lo allontanò dal padre, che dovette uscire pregandolo di entrare, poiché l'egoismo inevitabilmente isola. Lo spirito che magnifica le proprie virtù non è sicuramente guidato da una fede sincera, per quanto esteriormente la vita possa apparire corretta. Chiediamoci se Dio, nostro Padre celeste, può rivolgersi a noi con parole simili a quelle. Possiamo essere toccati dalla Sua grazia e dalla benedizione celeste, come figlioli di Dio privi di alcun biasimo? Se questo non è possibile, siamo davvero prodighi, poiché stiamo gettando via le opportunità che gli angeli stessi desidererebbero avere. Leviamoci e ritorniamo al Padre. Entriamo nella Sua gioia e che la Sua esultanza entri nel nostro cuore, affinché possiamo far festa ed essere per sempre felici.
Data: 30/12/2007 Visite: 3054 | |
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