"Mosè non sapeva che la pelle del suo viso era divenuta risplendente, mentre egli parlava col Signore" (Esodo 34:29) "E noi tutti, contemplando a faccia scoperta, come in uno specchio, la gloria del Signore, siam trasformati nella stessa immagine" (II Corinzi 3:18) Mosè, ritornando dal monte della visione, dove aveva contemplato la gloria di Dio, nella misura concessa ad un uomo, acquisì un p& del bagliore della luce che aveva ammirato. C'era una strana luminosità sul suo volto, di cui non aveva consapevolezza, ma che era ben visibile a tutti. Egli restò alla presenza di Dio un tempo sufficiente per diventare saturo della luce e della gloria divina. Che meraviglia il fatto che egli brillasse di quella luce e fosse costretto a coprire il suo volto con un velo! Paolo fa riferimento a quest'episodio e spiega che quella luce che risplendé sul volto di Mosè è il simbolo della luminosità emanata dal carattere di chi contempla o riflette la gloria del Signore. Quando contempliamo la gloria splendente nel volto di Gesù Cristo, siamo trasformati alla Sua immagine. Ci sono due regole nella vita cristiana: continuare a guardare Gesù fino a diventare come Lui, contemplandoLo fino a quando non saremo trasformati alla Sua immagine. Quindi "rifletterLo" agli altri, e mentre cerchi di riflettere la Sua luce, l'opera di trasformazione prosegue. "Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei", dice il vecchio proverbio. Potremmo proseguire e affermare: "Dicci quali sono gli argomenti delle tue abituali considerazioni: arte, letteratura, teologia, legge, commercio, filantropia, e potremo scoprire l'espressione che c'è sul tuo volto". Se desideriamo essere puri e buoni, dobbiamo vivere in comunione con Cristo; contemplando e riflettendo la Sua gloria. Anche il più misero e il maggiore dei peccatori, possono essere mutati alla Sua immagine. Quanto è diversa, rispetto a Mosè, la gloria rivelata da Cristo. Non permettiamo a nulla di fare da velo tra noi e Dio, e niente potrà assolvere questa funzione, ad eccezione del peccato e dell'incoerenza. Mosè non sapeva che il suo volto fosse risplendente, e Sansone non sapeva che il Signore si fosse dipartito da lui (cfr. Giud. 16:20). Ecco da un lato una benedetta mancanza di consapevolezza e dall'altro lato una tragica. Facciamo in modo di vegliare e di pregare, per non essere colti alla sprovvista, privi della nostra purezza e forza, in quanto totalmente assorti nella nostra inconsapevolezza.
Data: 30/12/2007 Visite: 3363 | |
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