"Questo giorno è consacrato al Signor nostro; non v'attristate; perché il gaudio dell'Eterno è la vostra forza" (Nehemia 8:10) La gioia e la felicità costituiscono un elemento indispensabile per l'essere umano. Non possiamo vivere al meglio la nostra vita se il dolore e la depressione dominano incontrastati. In questo capitolo vengono menzionate tre distinte fonti di gioia. Il popolo comprendeva la Parola di Dio e ne traeva profitto. Il desiderio di ascoltare, non appena Esdra aprì il Libro Sacro, era straordinario (vv. 3, 5, 12,18). Dilettiamoci anche noi in Dio attraverso la Sua Parola. Non leggiamo la Bibbia come fosse soltanto un dovere, ma meditiamo su di essa, fino a quando le sue bellezze giungano a fondersi con i nostri pensieri e diventino parte integrante della nostra vita. È così che la vita si purifica e si arricchisce. Se ci dilettiamo in Lui, non desidereremo più le cose terrene e corruttibili, ma Dio esaudirà i desideri del nostro cuore, e saremo pienamente soddisfatti. Essi condivisero le cose buone con coloro per cui non era stato preparato nulla (vv. 10, 12). Per i cuori rotti e dolenti non c'è cura migliore in vista della loro guarigione. Nehemia non poteva fornire un consiglio migliore di quello di esortare il popolo a condividere le loro gioie e beatitudini con chi aveva una vita priva di qualsiasi conforto. Naturalmente il cristianesimo possiede altre fonti di gioia. Il nostro Salvatore ci dà la Sua gioia, perché Egli ci rivela il Padre, ci fa riposare in Lui e ci pone dinanzi un obiettivo veramente eccellente. Egli rende leggero il nostro lavoro poiché Egli stesso ce lo ha assegnato, il dolore è sopportabile perché lo condivide con noi e la morte è desiderabile perché ci ha aperto le porte della Casa del Padre. Abbiamo la Sua medesima gioia (cfr. Giov. 15:11; 16:22, 24). La loro ubbidienza. Non appena compresero le parole udite, essi iniziarono a metterle in pratica. Ovviamente c'era gioia, poiché l'osservanza dei comandamenti di Dio implica sempre una preziosa ricompensa. Fu durante la Festa dei Tabernacoli che il nostro Signore parlò dello Spirito Santo che penetra nel cuore per spegnere la sete e che si riversa come un fiume in un mondo che muore nella desolazione (cfr. Giov. 7:37-39). Non possiamo fare nulla se in noi non dimora stabilmente lo Spirito Santo. Soltanto attraverso di Lui possiamo essere giusti davanti a Dio, essere veramente felici e trasmettere agli altri questa gioia e questa consolazione.
Data: 02/10/2007 Visite: 3310 | |
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