Mia madre morì all’età di ventinove anni, quando mi partorì; mio padre mi abbandonò. Questo è il tragico e triste inizio della mia vita.
Ricevuta una cospicua eredità materna, la sperperai in pochi anni; abbandonai il lavoro ed iniziai a viaggiare all’estero. Acquistavo tutto quello che desideravo e facevo uso di droghe leggere. Presto mi ritrovai da solo, con un senso di fallimento e tormento ancora più pesante. La perdita di un amico, al quale ero molto affezionato, segnò il tracollo. In preda ad un forte esaurimento, più volte tentai il suicidio, sperando in questo modo di porre fina alla mia sofferenza. Vagavo senza meta, passando le notti nelle stazioni ferroviarie o sui treni; accusavo la società per l’andazzo della mia esistenza: essa era in debito verso di me.
Da bambino ero stato in un collegio religioso, così dai miei ricordi, un poco alla volta, affiorò la necessità di cercare Dio. Col ricavato della vendita di una macchina fotografica acquistai una Bibbia e cominciai a leggerla. Dio parlava al mio cuore: compresi che non soltanto la società, ma prima di tutto io stesso dovevo cambiare! Ammisi di essere un peccatore come gli altri, sentivo il peso per la sorte della mia anima dopo questa vita terrena.
Fu allora che iniziai ad invocare Gesù e a percepire la presenza di Dio nella mia vita. Dio mi concesse di trovare un lavoro. Dopo qualche giorno incontrai un giovane credente che mi invitò a partecipare ad una riunione nella chiesa evangelica che frequentava. Frequentando quelle riunioni realizzai profondamente il perdono di Dio e imparai a conoscerLo sempre meglio come un Padre meraviglioso ed a fare la Sua volontà.
Voglio ringraziare il Signore Gesù, perché tutto ciò non viene dai miei sforzi nel tentativo di comportarmi bene, ma è per grazia, per il Suo sacrificio sulla croce! Con l’aiuto di Dio, che mi custodisce, so che non sperpererò la Sua eredità celeste, ma la potrò godere, servendo il mio Signore, ogni giorno di questa vita gioiosa che Egli mi ha donato.