Mi chiamo Rodolfo e voglio raccontare la mia testimonianza, come il Signore si è fatto conoscere da me attirandomi a Lui e liberandomi dal dramma nel quale vivevo.
Fin dall’infanzia ho vissuto la mia vita nel dolore a causa di alcune malattie, una delle quali non guaribili, conosciute sotto il nome di epilessia.
La prima crisi l’ebbi dopo aver fatto un brutto sogno, durò alcune ore durante le quali rimasi privo di sensi, come morto. Come se non bastasse, dopo qualche tempo, si formò alla gola un piccolo gozzo. Questo mi portò all’isolamento da tutti i miei compagni di scuola, poiché, non potendo essere uguale a loro, mi vergognavo della mia condizione fisica.
Passarono alcuni anni e il gozzo cresceva sempre di più: incominciai ad avere i primi sintomi di difficoltà respiratorie. Così, consigliato da alcuni amici, presi appuntamento con un mago, ma quest’ultimo, dopo avergli esposto il problema, mi rispose con tutta sincerità che non poteva farmi nulla, anzi mi consigliò di operarmi al più presto possibile. Fui costretto allora, dopo diversi tentativi, a sottopormi ad un intervento chirurgico, con tutti i problemi legati all’epilessia.
Dopo circa due anni dall’intervento, raggiunsi i miei fratelli a Torino e riuscì a trovare un lavoro presso una fabbrica di automobili, non dichiarando però la mia malattia, per non rischiare di essere penalizzato. Conobbi intanto una ragazza (che oggi è mia moglie), figlia di genitori di fede evangelica e, prima che ogni cosa diventasse ufficiale, volli dichiararle la mia malattia lasciandola libera di decidere per non deluderla dopo. La sua risposta fu positiva nei miei confronti e, tempo dopo, ci sposammo.
Il mio problema principale diventò il posto dove lavoravo; essendo troppo rumoroso, incideva sulla mia salute, causandomi frequenti crisi epilettiche. Feci dunque domanda di invalidità civile privatamente, ma quando la Direzione ebbe la comunicazione della percentuale di invalidità che risultò del 70%, fui licenziato. A questa notizia mi cadde il mondo addosso e scoppiai in un gran pianto di disperazione pensando alla mia famiglia senza un futuro: caddi in una profonda depressione.
Con l’aiuto di alcuni parenti, ci trasferimmo in provincia di Varese e dopo breve tempo trovai un nuovo lavoro. Intanto, dietro suggerimento dei suoceri di fede evangelica, incominciammo a frequentare i culti domenicali. Una sera il Signore toccò il cuore di mia moglie, mentre io fui colpito da un passo della Scrittura, nel Vangelo di Marco, che afferma: "Chi non avrà creduto, sarà condannato" (16:16).
Considerando la mia sofferenza, non avevo nessuna voglia di prolungarla nell’aldilà. Questo mi condusse a chiedere perdono a Dio dei miei peccati e a mettere la mia malattia nelle Sue mani. Il Signore non si fece attendere e dopo poco tempo operò grandemente in me, liberandomi da questa orrenda malattia, che mi aveva tormentato per oltre trent’anni inducendomi a vivere nel dolore e nell’incertezza di poter ritornare a casa ogni fine giornata.
Ringrazio Dio che ha avuto verso di me pietà e misericordia pur non meritando niente, ma soltanto grazie al Suo amore e sacrificio che ha dimostrato sul legno della croce per me. Ringrazio Iddio anche per i miei figli che hanno dato il cuore al Signore. Come famiglia vogliamo servirLo tutti i giorni della nostra vita con gioia.