Sono
nata a Torino 28 anni fa da una famiglia come tante altre o almeno in apparenza.
Mia mamma era casalinga, papà lavorava come elettricista ed avevo una sorella
due anni più grande di me. Un brutto giorno mamma incominciò ad avvertire strani
malesseri: non riusciva più a camminare bene e trovava difficoltà a fare
qualsiasi lavoro anche il più semplice. Fu quindi ricoverata in ospedale e dopo
svariati accertamenti i medici ci comunicarono un terribile verdetto: mamma era
malata di astassia spino cerebellare, una malattia genetica per la quale non
esistono cure, che colpisce il midollo spinale dando inizio ad un pro processo
irreversibile di degenerazione dei nervi, che porta alla morte. Da esami
approfonditi si scoprì pure che sia io sia mia sorella eravamo affette dallo
stesso male. Non si può nemmeno immaginare lo shock che subimmo! Dopo un lungo
travaglio mamma purtroppo ci lasciò alla giovane età di 35 anni. Fu per noi un
tremendo dolore ed iniziammo a convivere ogni giorno con lo spettro della
sofferenza e della morte.
In
quel periodo mia sorella iniziò ad accusare gli stessi sintomi del male della
mamma, mentre mio padre faceva del suo meglio per mandare avanti la famiglia,
mentre io continuavo a studiare. I guai, però, non erano finiti. Non passò molto
tempo che mio padre fu ricoverato d’urgenza in ospedale per un cancro fulminante
e nel giro di soli tre giorni ci lasciò anche lui, a 45 anni! Io fui mandata in
un collegio mentre mia sorella, a causa della sua malattia che stava sempre più
avanzando, venne ricoverata in una struttura ospedaliera. La perdita così
repentina dei miei genitori e la separazione da mia sorella mi provocarono un
accesa ribellione, non volevo sottostare ad alcuna disciplina, avevo tanta
rabbia dentro e mi chiedevo perché mi fosse capitato tutto questo. Perché
proprio a me quando tanti miei coetanei erano spensierati e felici? Queste erano
domande alle quali non trovavo risposta. Intanto passavano gli anni e riuscii a
diplomarmi.
Uscita
dal collegio cercai di riprendere una vita normale. Ritornai nella casa che papà
era riuscito ad acquistare con tanti sacrifici e trovai lavoro in un
supermercato, ma il gran bisogno di affetto mi portò a commettere innumerevoli
errori e a cercare disperatamente attenzione amore ed apprezzamento nelle
persone più sbagliate. Tutto era per me lecito perché in fondo non dovevo
rendere conto a nessuno! Il mio carattere divenne più duro e ribelle accusavo
Dio della mia situazione anche se in fondo non ero certa Lui esistesse e potesse
interessarsi realmente a me. Non passò molto tempo che i terribili sintomi
dell’astassia iniziarono a manifestarsi impetuosi nel mio corpo, sentivo che il
mio vigore e la salute mi stavano lasciando e questo sarebbe stato solo
l’inizio.
Per
dimenticare quello che mi stava avvenendo incominciai a bere, sapevo di non
risolvere i miei problemi ma per un po’ riuscivo ad alienarmi e a vivere un
qualche momento di spensieratezza. Con l’aiuto dei miei colleghi di lavoro (ma
ora so che fu la misericordia di Dio) gradualmente abbandonai l’alcolismo e
stranamente iniziai a cercare un possibile dialogo con Colui che ritenevo
responsabile della mia tragedia familiare con Dio. In questo contesto conobbi
degli esponenti di una nota setta che mi invitarono alle loro riunioni. Li
frequentai per tre anni ma le cose per me non cambiarono. Il loro insegnamento
non mi convinceva, sentivo nel mio cuore che lì non c’era Dio. Da lì a non molto
tempo mia sorella si aggravò e morì lasciandomi sola nella più completa
disperazione e prostrazione. Il mio viso s’incupì sempre di più, per me la gioia
era soltanto una bella parola, finché un giorno mi presentarono un giovane che
mi parlò con spontaneità e chiarezza della salvezza in Cristo e mi invitò ad
accostarmi ad accostami alla Parola di Dio con la franchezza di un bambino.
All’inizio fui molto scettica, ma gradualmente, leggendo le Sacre Scritture e
precisamente il prologo del Vangelo di Giovanni e il bellissimo versetto 16 del
capitolo 3: "Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo Unigenito
Figliolo affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna",
il mio cuore freddo si sciolse. Iniziai a sentire la Vera Vita entrare dentro di
me, come un olio prezioso che stava sanando le mie ferite più profonde e
cominciai a provare un gran desiderio di conoscere di più dell’amore di Dio, che
stava conquistando la mia vita abbattendo ogni barriera che mi ero costruita.
Iniziai a frequentare dei credenti evangelici nei quali costatai la presenza
dello stesso magnifico amore che avevo gustato leggendo la Bibbia. Sono ormai
due anni che la mia vita è stata trasformata dalla grazia di Dio, le persone che
conosco, i miei amici, i vicini di casa, i medici che mi hanno in cura, vedendo
il mio cambiamento mi chiedono che cosa sia avvenuto, posso così parlare loro
del mio incontro con Gesù. Sono pienamente convinta che il Signore potrebbe
guarire il mio fisico, ma sono altresì persuasa che la guarigione dell’anima
superi molto quella del corpo, perché non dobbiamo dimenticarci che su questa
terra siamo tutti di passaggio e la vera vita deve ancore venire! Non ho paura
della morte perché ho conosciuto chi l’ha vinta e godo ogni giorno della Sua
compagnia, in casa non mi sento più sola, giorno e notte il Signore veglia su di
me. Mi piace spesso ricordare un magnifico versetto delle Sacre Scritture che mi
fa sentire forte in Cristo: "Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica"
(Filipp. 2:13), perché Dio è il vero balsamo che può sanare ogni ferita.
Data: 29/03/2003 Visite: 4785 | |
|
|