Salmo
103
Destati, anima
mia,
a dar' al tuo Signor gloria a quest'hora.
Di me l'interiora
al santo Nome suo, di laude pia
fate dolce armonia.
Hor tempra, o spirto mio, pietosi suoni,
per rimembrar di lui gl'immensi doni.
Ei te, per grazia, scioglie
dal mortal laccio d'ogni iniquitade.
E'n piena sanitade,
da piaghe acerbe, ti ristora, e doglie.
A la tomba ei ritoglie
la moribonda tua stanca persona,
e di pietà ti cinge, e ti corona.
Al bramoso desire
di tua bocca, di cibo almo provede,
per sua larga mercede.
Qual'aquila ti fa ringiovenire,
e, lieto, rifiorire.
Egli mantien la negletta ragione
di chi patisce ingiusta oppressione.
A Mosè fè palese,
qual' ei segnò del ciel fido sentiero:
e l'alto magistero
ad Israel mostrò d'opre, e d'imprese:
ond' a servirlo apprese.
Gratioso è il Signor, dolce, e clemente,
di gran benignitade, e d'ire lente.
Ei sempre non contende
contr'al reo peccator, ne l'ira acerba
implacabil riserba.
N'a la ravezza de' misfatti attende:
ne merto, o pena rende,
per giusta lance, in agguagliati gradi,
a tante nostre sozze iniquitadi.
perchè, quant'altro sale
i' ciel disopra a la terrena mole,
ver chi temer lo vuole,
l'eccelsa sua pietà dispiega l'ale.
In lontananza uguale,
ch'è 'l Sol levante a l'Occidente opposto,
nostre colpe da se caccia discosto.
A l'huom, che 'l riverisce,
il Signor è di caritade pio;
come l'amor natio
inverso i figli i padri intenerisce,
e 'l cruccio raddolcisce.
Perch'ei ben save il nostro esser' humano,
ch'altro non è che polve, o vil pantano.
In piaggia verde herbetta
sembra degli anni nostri il bel vigore:
ed è qual vago fiore,
che, schiuso a' campi al sol, gli occhi diletta:
ma, se cocente auretta
talor lo fiere con l'occulto foco,
più non è, ne 'l conosce il proprio loco.
Ma in eterno è costante
del Signor la pietade a' suoi devoti:
e su' figli, e nepoti,
spande, leal, le sue bontadi sante.
Pur che, perseverante,
d'essi ciascun suo santo patto osservi;
e la sua Legge si rammenti, e servi.
Nel cielo luminoso
fermò il Signore il solio di sua reggia,
e quindi signoreggia
sopra ogni cosa, in regno glorioso.
O stuolo poderoso,
angeli santi, il Signor benedite,
o voi, ch'a cenno fidi gli obedite.
O armate sue schiere,
ad eseguir di lui gl'imperi pronte,
fate sue lodi conte.
Opre sue tutte, in famose maniere,
dategli glorie altere,
del suo dominio fin' a' stremi lidi.
Alma, dagli anchor tu di vanti gridi.
|