Salmo 94
Ne l'alto solio ascendi,
o Dio, del mal'oprar vendicatore.
Tu, de l'offese grave correttore,
di gloria i raggi accendi.
Tu che, col giudicar, temperi il mondo,
rendi a'fellon di giusto merto 'l pondo.
Signor, infin' a quando
da la Tua lenta patienza humana
gli empi cagion prendran di gioia insana,
protervi, trionfando?
E i scellerati dispettose voci,
e vanti alteri sgorgheran feroci?
Di tua gradita gente
questi tiranni fan strazio crudele.
Di te, Signor, l'heredità fedele
per lor geme, languente.
Vedove oppresse, e forestieri uccisi,
e morti sono gli orfani, e conquisi.
A bestemmiar son'osi,
che lo Dio di Iacob null'ode, o vede,
e che nel cielo nighittoso siede.
O pazzi, e furiosi,
vie più ch'altra non fu vil turba mai:
saggi, e fie tardi, divenite homai
quel che l'orecchia inserta
have ne l'huom, e l'occhio divisato,
saravvi sordo, cieco, ed insensato?
Quel che con norma certa,
le genti affrena e a l'huom' infonde il senno,
non fie che vi gastighi ad un sol cenno?
Il Signor' ha contezza
di quanto l'huom nel cor volge sagace,
ch'altro non è, che vanità fallace.
Beata l'alma avvezza
a tua santa paterna disciplina,
cui di tua legge insegni la dottrina
perché 'n queto riposo,
la stagion varchi travagliosa, e dura:
mentre è cavata in giù la tomba scura,
a l'empio prosperoso.
Che non può Dio lasciar' il suo legnaggio,
ne 'l propio abandonar caro retaggio.
Anzi, i tempi felici
torneran, che giustizia in trono segga,
e del mondo al governo ala provegga.
Allhor' i cori amici
di virtute, al gran Rege attorno attorno,
aggreggiati, faran bel cerchio adorno.
Hor da chi, per mio scampo,
fie con l'iniquo stuol la pugna presa?
Inconto a' malfattori, a mia difesa,
chi metterassi in campo?
già, se 'l Signor non mi porgeva aita,
sarei sotterra, senza voce, e vita.
Quando, smarrito, dissi,
ohimè, che 'l piè mi sfugge vacillante!
La tua bontà mi raffermò le piante.
Quando i pensieri, fissi
a le mie doglie, il petto m'accoraro,
i tuo' conforti quello ricrearo
Qual convenenza, o patto,
evvi fra te, Signor, e 'l seggio iniquo,
che 'n giudicar la legge torce obliquo,
in favor del misfatto?
S'aduna il lor colleggio, a pieni scanni,
perch' a la morte l'innocente danni.
Ma pur, alto rifugio
emmi il Signor: la destra, e la virtute
del mio Dio m'è riparo di salute.
Esso e rei, senz'indugio,
ingombrerà di lor volpe, e peccati:
e sien per quelli estinti, e sterminati.
|